Quello dell’origine del coronavirus è un tema che sta appassionando i complottisti, meno gli scienziati. Già da tempo hanno smentito l’ipotesi che Sars-CoV-2 sia stato modificato geneticamente in laboratorio, eppure non sono riusciti a spegnere i dubbi, anche perché sono emerse diverse indiscrezioni dagli Stati Uniti in merito ai sospetti che dietro la pandemia ci sia un incidente al laboratorio di Wuhan, in Cina. «Tutte le prove finora indicano che Covid-19 ha origine naturale, il virus non è stato creato dall’uomo», dichiara l’immunologo Nigel McMillan del Menzies Health Institute Queensland. Inoltre, evidenzia un aspetto importante: «Non esiste in laboratorio un sistema per apportare alcune delle modifiche che sono state individuate». Alla fine di marzo è stato pubblicato uno studio su Nature Medicine per il quale i ricercatori hanno indagato i dati genomici di Sars-CoV-2 per scoprire come è mutato. Sono così stati in grado di determinare che non c’è stata alcuna manipolazione genetica.



“PERCHÉ IL CORONAVIRUS NON È CREATO DALL’UOMO”

Dal confronto dei dati disponibili sulla sequenza del genoma dei ceppi di coronavirus conosciuti è emerso che «Sars-CoV-2 ha avuto origine attraverso processi naturali». Lo ha evidenziato in particolare l’immunologa Kristian Anderson della Scripps Research. «Due caratteristiche del virus, le mutazioni nella porzione RBD della proteina spike e la sua distinta “spina dorsale” ci permettono di escludere la manipolazione in laboratorio del virus». Nonostante ciò, nel mirino resta l’Istituto di Virologia di Wuhan. «Il “parente” più vicino al Sars-CoV-2 che è tenuto nel laboratorio di Wuhan è un virus chiamato RaTG13, ma non è questo quello da cui ha origine Sars-CoV-2», spiega Edward Holems, virologo evoluzionista dell’Università di Sydney. Quel che resta difficile determinare con certezza al momento per gli scienziati è dove e come il coronavirus abbia acquisito le sue mutazioni, anche se la teoria prevalente è che questo processo abbia coinvolto un ospite animale. Ma vogliono anche capire se le mutazioni che causano il Covid-19 si siano verificate prima o dopo che Sars-CoV-2 abbia fatto il salto di specie.



“MUTAZIONI IMPOSSIBILI DA CREARE IN LABORATORIO”

Ma già a febbraio uno studio aveva smentito l’ipotesi di una correlazione tra RaTG13 e Sars-CoV-2. Ne parlò la rivista scientifica Emerging Microbes & Infections, spiegando che le differenze emergevano in tutto il genoma. «L’assenza di un modello logico mirato nelle nuove sequenze virali e di un parente stretto in una specie selvatica (pipistrelli) sono i segni più rivelatori che SARS-CoV-2 si è evoluto per evoluzione naturale». Si sosteneva quindi che la ricerca di un ospite animale intermedio era necessaria per identificare gli animali più strettamente correlati al virus e le ipotesi parlavano in tal senso dei pangolini. Infine, si evidenziava l’evoluzione graduale del virus e le sue mutazioni nel tempo, invece se fosse stato costruito in laboratorio sarebbe stata usata una spina dorsale nota apportando modifiche mirate al posto delle mutazioni casuali che sono invece presenti nel virus.

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