Sull’ipotesi che il coronavirus sia stato creato in laboratorio si è espresso anche Giorgio Palù, professore di Microbiologia e virologia. «Non abbiamo certezze che il coronavirus sia naturale ma neanche che sia stato generato artificialmente in laboratorio», ha dichiarato a margine della settima edizione della Summer School 2020, evento annuale organizzato da Motore Sanità. Come riportato da Il Gazzettino, Palù ha spiegato che al momento sono due le ipotesi sull’origine del coronavirus. «La prima che derivi dal laboratorio BL-4 di Wuhan dove venivano effettuati esperimenti sul coronavirus del pipistrello, l’altra è che sia naturale». Se la genesi fosse naturale, allora ci dovrebbe essere un ospite intermedio. A tal proposito, però, Palù ha osservato che «non lo abbiamo ancora trovato». Anche per questo non è tramontata l’ipotesi che il coronavirus sia stato creato in laboratorio, nello specifico in quello di Wuhan, dove è esplosa l’epidemia che rapidamente si è trasformata in pandemia.



CORONAVIRUS CREATO IN LABORATORIO? INDAGINE IN CORSO

Un consorzio di virologi, matematici e fisici è al lavoro per scoprire la verità sulla genesi del coronavirus. Lo rivela Giorgio Palù, il quale ha spiegato che «sta valutando tutte le sequenze depositate di coronavirus animali e umane». Il professore di Microbiologia e virologia, come riportato da Il Gazzettino, ha spiegato che «il virus umano ha alcune sequenze genomiche che non si trovano nel virus del pipistrello né in quello del pangolino». Anche lui sta indagando sull’origine del nuovo coronavirus. «Stiamo esaminando la sequenza di 4 geni strutturali, 16 non strutturali e 6 geni accessori per valutare l’evoluzione genetica di Sars-CoV-2, che ha delle peculiarità: presenta siti unici che il virus del pipistrello non ha», ha dichiarato all’AdnKronos Salute. E neppure quelli del pangolino li ha. Qualcosa è successo in Cina e gli scienziati si chiedono anche il motivo. Questa ricerca sarà utile, secondo Palù, anche «a capire anche se ci sono siti che non si sono modificati nel tempo e che potrebbero diventare ottimi bersagli per nuovi vaccini e nuove terapie».

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