Il professor Giovanni Rezza, del dipartimento malattie infettive dell’Istututo Superiore di Sanità, è intervenuto a Live Non è la D’Urso per smentire la fake news, costruita attorno ad un servizio Rai del Tgr Leonardo, secondo cui il coronavirus sarebbe nato in laboratorio. Per Rezza la spiegazione è semplice: “Si confronta l’RNA di questo virus con quello che è diverso. I coronavirus sono tantissimi e i pipistrelli sono dei mammiferi che sono ospiti, riserve di tantissimi virus, alcuni pericolosissimi come quello della rabbia. Si tratta dei pipistrelli della frutta, quelli che si trovano in Oriente. E’ la stessa cosa accaduta con la SARS nel 2002, nell’entroterra cinese ci sono i mercati di animali vivi, che sono il problema. Questa purtroppo è una tradizione molto pericolosa, e come il virus della SARS che passò anche attraverso specie intermedie, anche stavolta ha fatto il salto di specie dall’animale all’uomo. Sembra abbiano trovato un virus simile in un altro animale, il pangolino (clicca qui per visualizzare lo studio), ma in ogni caso di è adattato all’uomo e soprattutto trasmettendosi precocemente da uomo a uomo, rendendo la malattia estremamente contagiosa“.



“UN PERICOLO DA 18 ANNI”

Giovanni Rezza

ha sottolineato come il coronavirus abbia seguito un percorso molto simile a quello della SARS, con la differenza che la Sars nell’ormai lontano 2002 è stata confinata anche grazie alla sua minore contagiosità. Incalzato in studio dalle domande di Alessandra Mussolini, che sottolineava come a Wuhan ci fosse comunque il laboratorio di cui si parlava al TGR Leonardo, il professor Rezza ha messo in evidenza il fatto che l’esistenza dei laboratori non significhi di certo la certezza della produzione di virus, peraltro sconosciuti alla comunità scientifica. E’ impossibile che il virus, se sintetizzato in laboratorio, non avesse tracce di altri esistenti: purtroppo l’assoluta novità di Sars-CoV-2 è stato il fattore dirompente per la sua diffusione epidemica, spiega l’esperto. L’abitudine dei mercati vivi di animali in Cina deve essere messa fortemente in discussione se non si vorrà nel futuro andare incontro a pandemie simili che per un abitudine arcaica rischiano di tenere in scacco l’intera umanità, esattamente come sta avvenendo in questi giorni con Covid-19.



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