Con il numero di contagi da Coronavirus cresce anche l’ansia delle persone. Non è una coincidenza se in questi giorni si sono susseguiti casi da “psicosi”. Questo perché l’epidemia ha due volti: uno di tipo biologico, mentre l’altro è cognitivo, legato quindi alla mente. Lo ha spiegato al Fatto Quotidiano Enrico Zanalda, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) e direttore del dipartimento di Salute Mentale dell’Asl To3. «Gli esseri umani hanno una paura che li accomuna: il timore di essere travolti da un’epidemia. È una paura così radicata da arrivare a far compiere azioni incontrollate». Si tratta di un timore atavico, per questo non dobbiamo sorprenderci se il Coronavirus incute più timore della crisi climatica, che invece miete più vittime. Peraltro, viene amplificato dalla cosiddetta infodemia, la diffusione virale e rapida di notizie parziali e contraddittorie, se non addirittura false. Questo causa un crollo di fiducia nei confronti delle altre persone e delle istituzioni. Da qui la necessità di un decalogo per battere la paura.



CORONAVIRUS, ECCO IL DECALOGO PER BATTERE LA PAURA

Per arginare l’ansia da Coronavirus la Società italiana di Psichiatria (Sip) ha diffuso una serie di regole per sconfiggere la paura. Si tratta di un decalogo a cui attenersi per evitare di lasciarsi andare ad eccessive e ingiustificate reazioni. In primis, non bisogna stravolgere le proprie abitudini quotidiane. Poi è importante attenersi alle comunicazioni ufficiali delle autorità sanitarie. Per quanto riguarda l’informazione, è bene affidarsi alle testate giornalistiche autorevoli. Non tutto ciò che si “intercetta” online o sui social va preso per buono, soprattutto se a condividerlo sono persone che in realtà non si conoscono davvero e se non sono verificate in maniera accurata. Anziché fare domande sui social, ci si può rivolgere al proprio medico. Mai prendere decisioni quando si ha paura: prima lasciate passare il panico. Se però diventa un sintomo, come ansia o depressione, allora è meglio rivolgersi ad uno specialista per una diagnosi adeguata. È altrettanto importante comprendere che ciò che si ritiene “spaventoso” non è necessariamente la cosa più rischiosa che c’è. E questo è ovviamente anche il caso del Coronavirus.

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