Il numero uno dell’Istituto Superiore di Sanità, Brusaferro, ha parlato poco fa con il programma di Rai Uno, La Vita in Diretta. Il virologo italiano è stato incalzato sulle notizie che stanno circolando in queste ore, circa il fatto che il coronavirus rimanga nell’aria, e di conseguenza, sarebbe contraibile anche senza un contatto con un’altra persona, o le famose goccioline. A riguardo però Brusaferro ha voluto fare chiarezza: “La larghissima maggioranza dei casi di trasmissione avviene attraverso le goccioline. Che il virus si trasmetta ad aria aperta non vi è alcuna evidenza ora come ora. Trasmissione a 8 metri? Se uno avesse una forma di starnuto potentissimo, sarebbe un’ipotesi che potrebbe verificarsi, ma dal punto di vista concreto, quando si hanno starnuti, tosse e via dicendo, bisogna usare il gomito, proprio per evitare la trasmissione”. Brusaferro ha parlato anche dei test sierologici: “Sono moltissimi e vanno a ricercare le tracce nella memoria immunitaria che si chiamano anticorpi, e che potrebbero darci informazione sul fatto che le persone in passato siano state esposte al covid-19”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CORONAVIRUS DIFFUSO NELL’ARIA? STUDI: NON SOLO DROPLET

Gli ultimi studi scientifici sul coronavirus rischiano di cambiare l’approccio mondiale nella battaglia contro la pandemia. Ci sono ricerche sulla diffusione del Sars-CoV-2 nell’aria che aprono infatti nuovi scenari, non solo per le linee guida sull’uso delle mascherine. In queste ore si sta dibattendo sullo studio condotto da Lydia Bourouiba del Massachusetts Institute of Technology MIT di Cambridge, pubblicato su Jama. Da questa ricerca è emerso che uno starnuto crea una “nuvola” di droplet e gioccolione che può arrivare fino a 8 metri di distanza. Quelle infette possono viaggiare fino a due metri prima di cadere a terra per la forza di gravità. Ma l’aerosol, che sono le goccioline più piccole, può restare sospeso in area, quindi raggiungere distanze maggiori. Facile immaginare come questo studio cambi le carte in tavola: le mascherine sarebbero quindi indispensabili per proteggersi dal virus. E infatti l’Oms valuta revisione delle linee guida sulle mascherine. Ma non è l’unico studio che si è concentrato su questo aspetto della trasmissione di Sars-CoV-2.



CORONAVIRUS DIFFUSO NELL’ARIA? L’ESPERIMENTO GIAPPONESE

C’è poi un esperimento giapponese che sta facendo scalpore. NHK ha scoperto che quando una persona tossisce in uno spazio chiuso, delle dimensioni ad esempio di una classe, possono essere rilasciate 100mila goccioline. Quelle più grandi cadono a terra entro 20-30 secondi, mentre le micro-goccioline restano nell’aria per un periodo di tempo più prolungato, esponendo quindi altre persone a possibili infezioni. L’esperimento (clicca qui per il video) è stato eseguito sia per rilevare cosa accade quando una persona starnutisce sia durante una conversazione. In questo caso mancano ancora dei dati. «Non è ancora noto il volume di micro-goccioline necessario per infettare, ma trasportano molti virus, quindi possono diffondersi anche così», ha dichiarato Kazuhiro Tateda, presidente dell’Associazione giapponese per le malattie infettive. In tal caso ci sarebbe una terza via di contagio per il coronavirus. Questo esperimento comunque chiarisce l’importanza della ventilazione degli ambienti chiusi, un aspetto approfondito anche dalla rivista scientifica americana “EurekAlert!”, che si interrogava sul ruolo della temperatura dell’aria, dei livelli di umidità e del ricambio d’aria.



CORONAVIRUS DIFFUSO NELL’ARIA? CON RESPIRO FINO A 1,8 METRI

C’è anche un’altra ricerca secondo cui il coronavirus «può essere diffuso tramite bioaerosol generato direttamente dall’espirazione dei pazienti». Ne parla il professor Harvey Fineberg, presidente di una commissione della National Academy of Sciences, in una lettera inviata alla Casa Bianca di cui parla la Cnn. La lettera è stata inviata mercoledì sera in risposta ad una richiesta di Kelvin Droegemeier per l’Office of Science and Technology Policy alla Casa Bianca. «Questa lettera risponde alla vostra domanda relativa alla possibilità che» Sars-CoV-2 «possa essere diffuso attraverso la conversazione, oltre che attraverso droplet prodotte da starnuti e tosse». La ricerca in questione sostiene che possa essere dunque diffuso con bioaerosol generato direttamente dall’espirazione dei pazienti, quindi col respiro. Il virus Sars-Cov-2 è stato infatti trovato in campioni d’aria raccolti a oltre 1,8 metri distanza tra due pazienti. Gli Stati Uniti, dunque, riflettono sull’uso delle mascherine: nei prossimi giorni dovrebbero essere divulgate le linee guida per incoraggiarne l’impiego nella battaglia contro la diffusione del contagio di Covid-19.