Basta scorrere i social per notare il grido di aiuto e anche di disperazione che viene da parte dei tanti che faticano a rimanere in isolamento in casa propria in questo periodo di quarantena da coronavirus. La cosa inquietante è che tale grido di dolore arriva tanto da chi vive da solo, e che perciò ha dovuto fare a meno di qualunque contatto sociale a parte quello con la cassiera dell’Esselunga, che da nuclei familiari, quattro o cinque persone rinchiuse speso e volentieri in pochi metri quadrati. Se manca la compagnia umana, nel caso opposto manca lo spazio individuale. Ma non solo. Pensiamo ai tanti privati dei contatti con familiari o anche con il proprio fidanzato/a, storie queste ultime che potrebbero finire prima che il lockdown abbia termine. E i bambini piccoli, privati degli spazi all’aria aperta, dei giochi con gli amichetti. Ce ne è per tutti in una situazione drammatica come non se ne erano mai viste in precedenza. E tutti comunque vivono l’incertezza del futuro, la paura di ammalarsi, di morire. E infine, soprattutto, il personale sanitario che da mesi è costretto a vedere persone che muoiono, si ammalano loro stessi, muoiono.



LE CONSEGUENZE PSICHIATRICHE DELL’EPIDEMIA

I timori di malattia, morte e incertezza per il futuro sono fattori stressanti psicologici significativi per la popolazione e l’isolamento sociale derivante dalla perdita di attività educative e lavorative strutturate minaccia anche di peggiorare la salute mentale pubblica. Già in passato, nel XIX secolo, si era constatato come le pandemie fanno insorgere diversi tipi di sintomi neuropsichiatrici:  insonnia, ansia, depressione, mania, psicosi, suicidialità e delirio. Tutto questo lo dice uno studio pubblicato sul sito scientifico Science Direct, intitolato “Siamo di fronte a un’ondata di sequele neuropsichiatriche di COVID-19? Sintomi neuropsichiatrici e potenziali meccanismi immunologici”. Oggi si cominciano già a vedere i primi sintomi, ci sono stati anche casi di suicidi, ma le complicanze neuropsichiatriche a lungo termine a seguito dell’infezione da SARS-CoV-2 sono attualmente sconosciute e rimangono da vedere nei prossimi mesi o anni. Al momento depressione, ansia e sintomi correlati al trauma sono stati associati a focolai di CoV, ma non è chiaro se i rischi siano attribuibili alle infezioni virali di per sé o alla risposta immunitaria dell’ospite. Si prevede che COVID-19 influenzi una percentuale notevolmente elevata della popolazione globale, che non ha precedenti per un virus con mortalità e tassi di infezione simili nella medicina moderna. L’ampiezza dell’attuale pandemia di SARS-CoV-2 richiederà probabilmente un esame più attento dei meccanismi sottostanti e degli interventi per le sequele neuropsichiatriche post-virali.

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