La pandemia di coronavirus accelera, parola dell’Oms. In Italia invece, a piccoli passi, rallenta. L’incremento giornaliero si fa ogni giorno più interessante, anche se i confini sono sottili. Questa settimana rappresenta la prima fotografia delle misure prese ormai ad inizio mese. Calano però i ricoveri, una buona notizia, e lo stress che investe il sistema sanitario lombardo (come ha detto lo stesso assessore Gallera) è leggermente allentato.



Mentre le agenzie uscivano con la positività di Bertolaso, un’altra notizia scuoteva la rete: l’attuale capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, stimava come possibili 600mila contagi “reali”. Ha senso quindi “il rito” del bollettino? Borrelli prima ammette che un senso potrebbe non averlo, poi aggiunge che non ha intenzione di abolirlo: questione di trasparenza promessa agli italiani.



C’è anche una buona nuova: la mortalità si abbatte di qualche punto percentuale, aumentando i contagi.

Poco dopo Borrelli, è lo stesso Conte ad irrompere nella scena, con un’altra stretta e una spiegazione doverosa riguardo alla bozza di decreto circolante in rete: chiusure prorogate al 31 luglio. Bozza letta male dai più, visto che al suo interno si parla solo di possibilità per le Regioni di stringere la cinghia in caso di necessità, ma a macchia di leopardo. Tradotto: se tutto andrà per il meglio nulla servirà; in alternativa, se dovessero esserci problemi a livello di porzioni di territorio, le Regioni potranno intervenire con misure più restrittive. Una scelta che sembra dettata dalla politica di avvicinamento tra Stato e Regioni (più che altro Lombardia e Veneto).



Intanto dall’altra parte dell’oceano si assiste a uno show di Trump, che annuncia 2.000 miliardi di dollari sul piatto ed una Fed pronta a donare liquidità illimitata. Il tutto infiocchettato da un patto con i Dem. L’interesse nazionale Usa è in pericolo: si corre uniti. Trump si lancia inoltre in una previsione, una delle sue: “dopo Pasqua sarà tutto in ordine, torneremo a produrre”. Una sparata comunicativa che tiene alto il morale delle borse, oggi altalenanti, anche alle dichiarazioni a mezzo stampa di Borrelli.

I mercati non vedono di buon occhio l’oscillazione numerica dei contagi; del resto, un paese in preda al caos numerico non può essere affidabile. La comunicazione è molto importante nel mondo attuale, infatti la Cina si è affrettata a rimodulare lo scenario e Trump di fatto agisce allo stesso modo.

Ma se i numeri del contagio possono anche fare ben sperare, quelli economici mettono ansia al governo. Nel grafico qui sotto abbiamo simulato il volume di miliardi che servono per stare a galla, più o meno ad ogni trimestre economico, da qui al 2021.

Abbiamo dato per assodato il volume indicato da Giuseppe Conte, ovvero quei 350 miliardi generati come base di partenza dalle ipotetiche misure messe in campo; per comodità i miliardi sono in euro.

Nel grafico abbiamo calcolato i periodi di chiusura e contenimento, andando a guardare il dato cinese pregresso. La Cina di fatto ha perso un trimestre e ha dovuto ovviare con 700 miliardi di euro circa. l’Italia con una base di partenza a 350 miliardi ed uno sviluppo costante, in rapporto ai propri asset dovrebbe mantenere una linea abbastanza buona, ma siamo al minimo sindacale. Francia e Germania calcolano volumi assai più elevati, come anche Giappone (le Olimpiadi rinviate pesano) e Russia, pur attualmente non avendo crisi sul proprio territorio. Gli Usa hanno messo sul piatto la cifra più consistente (insieme alla Cina) e trascinano la Gran Bretagna a rimorchio.

Il grafico qui sotto invece fa capire quanto una Ue dotata di politiche espansive potrebbe far concorrenza seria ai colossi mondiali.

L’occasione però pare persa. E così, mentre la Cina studia la creazione di sue agenzie di rating mondiali ed abbandona i sistemi Microsoft per i propri software, di fatto creando alternative agli Usa, l’Europa implode, con Olanda e Germania che, ancorate a logiche ormai superate, spingono l’Italia (la Spagna non è nel G7) verso altri lidi. Sono scenari complessi: forse il destino di Roma, tra numeri e previsioni, è molto più vicino a Pechino di quel che sembra. Gli Usa staranno a guardare? E l’Italia cosa farà?

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