Il tempo stagionale della ripresa vegetativa coincide con quello delle giornate che si allungano, e rappresenta l’opportunità per ciascuno di riallacciare nel tempo libero i rapporti con la natura, e per godere delle sue rinnovate manifestazioni dopo il periodo dell’inverno.
Accade ciclicamente ogni anno, ma non in questo. Il momento di straordinarietà legato alla pandemia e alle restrizioni imposte per contenere la diffusione del coronavirus costringe a rinunciare a numerose forme di libertà, delle quali il godimento della natura rappresenta una delle più basilari, e per molte persone anche una delle più necessarie.
Fino a quando è rimandata questa possibilità? A nessuno è ancora dato di poterlo dire con esattezza.
Nel frattempo, se racconti a qualcuno la tua mancanza di spazi aperti, c’è chi ti suggerisce che si può occupare il tempo dedicandosi alla visione di splendidi documentari, o impostare coinvolgenti viaggi virtuali in ogni parte del mondo, comprese le più remote. Ci rifletto, rispondi un po’ dubbioso, e poi scegli di fare scorrere sullo schermo le foto archiviate delle ultime uscite. Le più recenti risalgono a poche settimane fa, ma ti coglie un’incredulità quando osservi la data, e quasi non ci credi. Dov’è tutto questo? Come sarà adesso? Quando tornerò a vederlo?
Scopri così un bisogno di realtà tangibile, e non delle sue rappresentazioni. Prati da attraversare, sentieri da percorrere, pietre da toccare, brezze di lago o di monte, gorgoglio di acque correnti. E anche animali da osservare e da ascoltare, non quelli esotici o rari ripresi chissà dove con un potente teleobbiettivo, bensì quelli delle colline della tua città. I quali adesso si staranno forse muovendo con minore circospezione del solito, chiedendosi tra il divertito e il preoccupato: “ma dove sono gli uomini?”.
Poi ti sovviene che il tuo desiderio è condiviso. L’hai sperimentato nel tempo. Ti sei circondato di quegli amici selezionati perché anche loro lo portano dentro, ti aiutano a giudicarlo, a vivere di questa realtà come segno e rimando.
Ti accorgi che è questo il bisogno più vero che hai, e della loro compagnia.
Tornerà il tempo per calpestare la terra e il fango, annusare il profumo dei fiori e dell’erba.
Tornerà il tempo di riabbracciarsi, darsi la mano e una carezza.
E per dare credito a Montale: “Sotto l’azzurro fitto/ del cielo qualche uccello di mare se ne va;/ né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:/ “più in là”!