Il coronavirus è mutato e questa mutazione gli ha permesso di essere più contagioso e di infettare più cellule. È quanto emerso in un recente studio, secondo cui sono per questo è anche più resistente. Gli scienziati hanno subito messo in guardia dal trarre conclusioni sulla possibilità che questa variante del coronavirus sia in grado di diffondersi più facilmente negli esseri umani. Inoltre, sostengono che non ci siano prove del fatto che sia più letale o dannosa, né che sia più contagiosa, anche se è quello che sembra, come evidenzia il New York Times. Ma questo studio dimostra che questa mutazione ha modificato la funzione biologica del virus. E potrebbe spiegare perché gli effetti sono stati più drammatici in Europa e Usa rispetto alla Cina. I ricercatori della Scripps Research, in Florida, hanno scoperto che la mutazione D614G ha incrementato di circa cinque volte il numero delle proteine spike di Sars-CoV-2. Di conseguenza, ci sono molte più probabilità di infettare le cellule umane rispetto ad altre varianti del coronavirus, secondo gli autori dello studio, Hyeryun Choe e Michael Farzan.
STUDIO “CORONAVIRUS È MUTATO ED È PIÙ CONTAGIOSO”
Hyeryun Choe, autore senior dello studio, ha spiegato che questa mutazione ha reso il questa variante del coronavirus «quasi 10 volte più infettiva nel sistema di coltura cellulare che abbiamo usato» rispetto a quelle senza la stessa mutazione. Questa specifica mutazione, dunque, provoca un cambiamento significativo nella funzione biologica del virus Sars-CoV-2. «Questo è un potente studio sperimentale e la miglior prova che la mutazione D614G aumenta l’infettività del coronavirus», ha dichiarato Eddie Holmes, professore all’Università di Sydney e specialista in evoluzione virale. Questo tipo di mutazione è stata notata in Europa e negli Stati Uniti, in particolare nel Nordest. È stata messa a confronto con la variante di Wuhan, in Cina, e così si spiegherebbe forse perché il Covid-19 ha colpito più duramente il Vecchio Continente e quello americano. Ci sono però scienziati, come riportato dal New York Times, che sostengono che servano altri studi per determinare se la mutazione abbia influito sul decorso dell’epidemia. La domanda sorge spontanea: i vaccini su cui stanno lavorando gli scienziati vanno bene anche per proteggerci da questa variante? Secondo i ricercatori sì, dovrebbero funzionare anche con la mutazione D614G come contro gli altri.