L’Italia è impegnata in una lotta impari contro il coronavirus per proteggere la sua popolazione e per salvare i presupposti fondamentali del suo benessere economico e della sua indipendenza ed autonomia come Stato sviluppato e sovrano.
Lo sforzo non deve tuttavia farci perdere di vista anche gli enormi cambiamenti che si stanno producendo a livello geopolitico e l’enorme rivoluzione negli affari internazionali che si potrà verificare nei prossimi anni, se non mesi.
L’Italia al momento sta concentrando il suo sforzo sulla sopravvivenza del proprio sistema ma non deve perdere di vista gli sconvolgimenti più ampi che possono accadere nel sistema internazionale. Essi sono ancora incerti, ma alcune prospettive che si intravedono appaiono preoccupanti. Il prossimo mese rappresenterà una prova particolarmente dura per il mondo occidentale. Da come uscirà da questo test dipende molto del futuro stesso del ruolo mondiale dell’Occidente.
Diciamo innanzitutto che la pandemia del Covid-19 è un enorme acceleratore di fenomeni che erano già in atto, come la crisi della globalizzazione, il rattrappimento dell’Unione Europea, il disimpegno americano, l’emersione della Russia e della Cina nel quadrante euro-asiatico. Se poco chiare sono le modalità di origine e di diffusione di questa pandemia, appare abbastanza chiaramente che il suo effetto geopolitico netto nel breve-medio termine è di segno revisionista, con un importante ridimensionamento dell’Unione Europea, un potenziale ridimensionamento degli Usa ed una probabile ascesa geopolitica di Cina e, in minima parte, della Russia.
A parte il caso singolare dell’Iran, la pandemia ha posto nell’angolo l’Unione Europea, colpendola in maniera particolarmente dura, mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza e mettendo in evidenza i suoi egoismi e la sua incapacità di offrire risposte concrete in supporto degli Stati membri in difficoltà.
Sta ora per colpire duramente gli Usa e nelle prossime settimane potremmo vedere gli effetti che produrrà. Se gli Usa saranno colpiti più duramente della stessa Europa, le conseguenze per gli equilibri internazionali e per il rapporto transatlantico saranno notevoli ed imprevedibili. Gli Usa devono mantenere una postura internazionale complessa e costosa ed un sistema di alleanze militari, economiche ed energetiche su scala globale che sarebbe difficilmente sostenibile in un quadro di recessione economica e crollo del prezzo del petrolio. Siamo anche abituati a valutare l’efficienza degli Usa come attore internazionale, ma poco ancora sappiamo delle capacità di resistenza interna a shock di questo tipo.
La pandemia in corso accrescerà enormemente le fratture sociali, etniche e religiose in molti Paesi, inasprendo le linee di faglia, riattivando conflitti e spingendo al collasso numerosi stati fragili, specialmente in Africa ed in Medio Oriente. Moltiplicando con ciò le opportunità di alcuni attori esterni di intervenire con una politica di aiuti economici, prodotti medicali e con investimenti predatori. Gli Stati che sopravvivranno all’epidemia e alla svendita dei propri sistemi socio-economici entreranno in un lungo tunnel di ricostruzione che ridimensionerà le loro ambizioni internazionali e solo pochi saranno in grado di svolgere una politica internazionale. Potranno sopravvivere le vecchie alleanze ricostruite su nuove basi ma ne potranno nascere di nuove, ancorate però su basi precarie ed incerte.
Il 2020 sarà dunque un anno di reset per le relazioni internazionali, con il rischio che varie crisi regionali si sommino a quella sanitaria globale. L’Italia corre il rischio di dover sperimentare allo stesso tempo sia l’affievolimento del legame europeo che di quello atlantico, mentre sarà sempre più difficile resistere alle offerte di aiuto, commerciali e politiche provenienti dalla Cina.
Le prossime settimane ci diranno se l’Europa riuscirà ad uscire dalla crisi, se gli Usa riusciranno ad evitare di esserne colpiti altrettanto duramente; e si potranno fare stime più precise su cosa resterà del ruolo globale di europei ed americani quando la crisi sarà superata. Se troppe cose andranno male, Pechino rischia di essere il vincitore solitario di questa strana partita geopolitica, quantomeno nel breve termine.