Il covid-19 è ancora un virus decisamente sconosciuto. Essendo comparso per la prima volta solo fra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, tra l’altro, in maniera dirompente, gli scienziati di tutto il mondo non hanno avuto modo di testare la letalità dello stesso coronavirus, se non durante la pandemia. E così che la direttrice scientifica di Advent-Irbm Stefania Di Marco, facente parte del team che sta sviluppando il vaccino prezzo la stessa azienda di Pomezia, in collaborazione con l’Astrazeneca e l’università di Oxford, ha spiegato oggi al quotidiano Repubblica: “Il virus non attacca solo i polmoni, ma una pluralità di organi. I reni, il fegato e, ora è stato dimostrato, anche il cervello“. Dichiarazioni che senza dubbio non lasciano dormire sonni tranquilli, ma è anche vero che la “cura definitiva” italiana sta andando avanti a gonfie vele, e il progetto si trova attualmente nella fase finale, quella del test sull’uomo: “Continuiamo a supportare la Fase 3 del trial clinic – ha aggiunto la Di Marco – quella cruciale per stabilire se il vaccino è efficace e sicuro”.



COVID-19 ATTACCA ANCHE IL CERVELLO: “DI SOLITO LASCIA SOLO CICATRICI SUI POLMONI E INVECE…”

Come detto sopra, il covid-19 è ancora decisamente misterioso, e a riguardo, la dottoressa ha citato due studi effettuati sui danni causati al cervello degli esseri umani e dei topi: “Non me li aspettavo, un virus respiratorio di solito lascia cicatrici sui polmoni ma non intacca altro”. Sulla falsa riga Annalise Di Marco, la sorella di Stefania, a capo della sezione High-Content Biology e Screening della Irbm: “L’aggressione a più organi è la caratteristica che più spaventa del Covid”, mentre Christian Montalbett, direttore della sezione Chimica. “Ha una trasmissibilità elevatissima”. L’AstraZeneca ha dovuto bloccare temporaneamente i test sull’uomo dopo un problema riscontrato su un “paziente”, ma la sperimentazione è ricominciata pochi giorni dopo: “Lo stop temporaneo dei test è stata una cosa di routine – spiega Di Lorenzo, ad di Irbm – capita quando il campione è ampio e composto anche da soggetti non perfettamente sani. Appena si è capito che la reazione avversa non era dovuta al vaccino, la sperimentazione è ripresa. Se tutto andrà liscio, l’Italia avrà 3 milioni di dosi entro la fine dell’anno, da somministrare alle persone più a rischio: anziani e operatori sanitari”.

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