Coronavirus, una nuova speranza per trovare in tempi relativamente rapidi un vaccino arriva proprio dalla Cina: infatti proprio il Paese che è stato il focolaio di quella che oramai si sta trasformando in una vera e propria pandemia sta eseguendo dei test su degli antivirali sperimentali e secondo quanto si apprende la “National Health Commission” cinese ha inserito nelle proprie linee guida per la cura dei casi di pazienti contagiati dal CoVid-19 anche un farmaco antinfiammatorio, quel Tocilizumab di cui si è cominciato a parlare pure in Italia e che pare sia stato usato per trattare almeno 21 pazienti. Pur senza parlare di risultati sorprendenti pare che questo farmaco sia stato in grado di determinare miglioramenti nel quadro clinico delle persone trattate nell’arco di meno di 48 ore mentre alle nostre latitudini il Tocilizumab (usato di solito per l’artrite reumatoide) è stato impiegato su due malati affetti da forme abbastanza gravi di polmonite.



CORONAVIRUS, UNA SPERANZA DAI FARMACI SPERIMENTALI E DA UN ANTINFIAMMATORIO

Come si ricorda, dal momento che ad oggi non sono state approntate delle terapie specifiche bisogna ricorrere solo alle vie sperimentali e la strada tracciata dall’utilizzo del Tocilizumab potrebbe aprire nuove prospettive anche per ora si parla del suo uso solamente nei casi più gravi e la Roche, la multinazionale del farmaco che lo produce, ha tenuto a precisare che al momento non sono ancora stati pubblicati studi clinici a proposito del suo impiego sui contagiati da Coronavirus. Il farmaco antinfiammatorio in questione infatti non agisce contro il virus in sé ma va a “colpire” quella che è una delle reazioni che il nostro organismo mette in campo per difendersi dall’infezione ovvero proprio la risposta infiammatoria: così facendo si inibisce la produzione eccessiva dell’interleuchina 6, una proteina importantissima nel sistema immunitario che venendo bloccata potrebbe avere effetti benefici. Tuttavia i rischi insiti in tale trattamento per ora hanno suggerito che la sperimentazione venisse effettuata solo su pazienti con gravi danni ai polmoni e quindi è probabile che da questo ambito una risposta in termini brevi alla ricerca di una terapia efficace non ci sarà.

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