Lo aveva detto oggi intervistato a Pomeriggio 5 il Governatore della Lombardia e in serata lo ha fatto effettivamente: il Premier Conte ha ricevuto una telefonata dal Presidente Fontana per fare il punto sulle richieste avanzate dal Nord Italia in merito all’emergenza coronavirus. Tra le misure più dure richieste dal Governatore, oltre alla richiesta di schierare l’esercito come presidio in strada come “deterrente”, vi sono diversi altri capitoli sottoposti all’attenzione del Governo «Massiccio utilizzo dell’Esercito come presidio, insieme alle forze dell’ordine, per garantire il ferreo rispetto delle regole vigenti, partendo dalle `corsette´ e dalle passeggiate in strada. Chiusura degli studi professionali e degli uffici pubblici, salvo per le attività indifferibili. Fermo dei cantieri. E, ancora, un’ulteriore limitazione delle attività commerciali». Le richieste, pubblicate dall’Ansa, sono avvenute in una telefonata «cordiale e costruttiva», ha commentato Fontana: «Un colloquio – ha spiegato ancora il Governatore lombardo – nel quale ho ancora una volta rappresentato al presidente del Consiglio la situazione sempre più grave che sta vivendo la Lombardia». Dopo gli ultimi aggiornamenti tutt’altro che rassicuranti giunti al bollettino (qui la notizia), Fontana ha concluso la telefonata con la promessa di un aggiornamento nelle prossime ore «per capire verso quale direzione il Governo si sta muovendo».



GALLERA “RIDUZIONE SERVIZI E APERTURE”

«Sono molti gli ospedali che sono ormai al collasso». Così l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera spiega il motivo per il quale chiederà insieme al governatore Attilio Fontana nuove restrizioni al Governo. «Oggi a preoccupare è il dato di Milano: in un giorno abbiamo avuto 663 contagi in più, sono troppi. Per questo è fondamentale che tutti stiano a casa». L’idea è di chiedere il blocco di alcuni servizi e alcune attività per ridurre ulteriormente gli spostamenti in Lombardia. «Probabile che si vada a chiedere un restringimento delle misure, magari riducendo spostamenti per motivi lavorativi chiudendo parti delle attività produttive, servizi e attività commerciali. Gli ultimi chilometri sono i più difficili, ma poi si vedono i risultati». Infatti il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala, ha analizzato i dati di movimento in conferenza stampa: «L’ultimo dato è di ieri ed evidenzia un 41 per cento rispetto ad un giorno normale, come il 20 febbraio. Il primo dato era il 43 per cento, che ci è sembrato troppo alto. Siamo scesi al 42 e ora siamo al 41. Ci sembra ancora un dato molto alto, probabilmente incidono le attività economiche, ma c’è ancora troppo movimento». (agg. di Silvana Palazzo)



FONTANA PRESTO A COLLOQUIO CON CONTE

Pressing sul governo per misure più stringenti per fermare la diffusione del Coronavirus. «Chi ha vissuto questa emergenza conferma quello che è assolutamente necessario fare. Bisognerà chiedere al nostro governo che vengano emessi provvedimenti ancora più rigorosi di quanto non sia stato fatto fino ad oggi». Così il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana, intervenuto in mattinata in conferenza stampa proprio sull’emergenza. Non c’è più tempo per Fontana, secondo cui è arrivato il momento di prendere decisioni. «Oggi parlerò sicuramente con il presidente del Consiglio e cercherò di capire cosa si piò fare nel più breve tempo possibile». Dello stesso avviso è Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. «Ho parlato anche questa mattina con il ministro Speranza e io spero veramente che si adottino misure più restrittive rispetto ai passeggi». Zaia è duro: «So cosa significhi non poter uscire, ma è pur vero che l’alternativa è la terapia intensiva, i ricoveri e i contagi». (agg. di Silvana Palazzo)



FEDERICO D’INCÀ “VERSO MISURE PIÙ DURE”

«Sono giorni cruciali. Se non ci fosse seguito, saremmo costretti a intervenire in maniera più pesante. Vi chiediamo di stare a casa, perché più ci sacrifichiamo, meno è il tempo che dovremo farlo», spiega Federico D’Incà, ministro rapporti col Parlamento, a RaiNews24 questa mattina. Il Governo si avvicina sempre più alla richiesta delle Regioni del Nord – da Zaia a Fontana fino a Bonaccini in Emilia Romagna – e prepara una possibile proroga al Dpcm 11 marzo firmato per l’appunto solo una settimana fa. L’attesa degli esiti di quelle misure ancora deve essere valutato nei prossimi giorni, ma l’intenzione rilevata anche dallo stesso Premier Conte nell’intervista al Corriere della Sera è quella di una maxi proroga del blocco totale. «Le misure restrittive funzionano, e quando si raggiungerà il picco, e il contagio comincerà a decrescere, non si potrà tornare subito alla vita di prima. Pertanto, i provvedimenti del governo – dalla chiusura di molte attività a quello sulla scuola – non potranno che essere prorogati», ha spiegato il Presidente del Consiglio. Dalle scuole ai negozi fino alla stessa quarantena per gli italiani. Ancora stamattina il Governatore della Lombardia Attilio Fontana l’ha detto con chiarezza nell’intervista a Radio Capital, «Le restrizioni che non sono grandissime non vengono rispettate, ci sono ancora troppe persone che girano,prendono sotto gamba le indicazioni imposte».

BORRELLI-CONTE “ANCORA PRESTO PER NUOVE MISURE”

Dal Veneto alla Lombardia, la richiesta di misure più dure contro il coronavirus – il cui contagio e decessi, come mostra l’ultimo bollettino nazionale, purtroppo continuano a crescere – è sempre più presente e secondo i “rumors” raccolti da Dagospia sono quasi tutte le Regioni che chiedono un inasprimento delle misure: «Conte è subissato di telefonate da ogni governatore, a parte Zingaretti. Tutti con la stessa richiesta: vogliono un decreto ancor più limitativo. Decessi e contagi stanno toccando picchi terrificanti. Il premier tentenna, aspetta un parere del Comitato Scientifico e i dati di domenica prossima, nella speranza che siano più positivi». Nel frattempo però tanto il Premier Conte nel vertice odierno di Governo (qui la notizia), quanto Borrelli in conferenza stampa dalla Protezione Civile la tendenza è quella di attendere ad agire con altre misure: «ancora presto dare indicazioni sull’aumento delle misure e delle restrizioni. Dovremo aspettare ancora qualche giorno e si potranno vedere le tendenze che si avranno a consolidare con le ultime misure: non mi formalizzerei su cosa sceglieremo nei prossimi giorni, dobbiamo attendere. Il Paese è stato bravo per aver assunto le decisioni giuste e adeguate di volta in volta, come ha fatto il Presidente Conte», spiega il n.1 della Protezione Civile. In aggiunta, il presidente dell’Iss Brusaferro puntualizza «dobbiamo misurare gli effetti delle misure adottate e lo stiamo facendo, ma dobbiamo avere in mente che questa epidemia tocca l’Italia in tutto il suo complesso ma soprattutto anche tanti altri paesi Ue molto vicini. Diventa una battaglia sui comportamenti e le misure generali non solo in Italia ma va gestita e misurata in funzione di quello che avviene all’estero. L’efficacia dei provvedimenti passa dai comportamenti di ognuno, non ci sono scorciatoie e test facili. Non si possono cambiare le misure ogni giorno: dopo il Dpcm dell’11 marzo lasciamo che agisca il provvedimento e poi faremo le considerazioni». Restano però i rumors che riportano di un Comitato Scientifico che vorrebbe estendere la quarantena almeno di altri 15 giorni (arrivando così al 18 aprile e non più il 3), ma il Governo teme un’inflessione ancora maggiore per la già disastrata situazione delle attività produttive e aziendali.

FONTANA AL GOVERNO “SERVONO MISURE PIÙ DURE”

Anche il Presidente della Regione Lombardia usa fermezza per richiamare al rispetto delle regole, così come aveva fatto il suo assessore al Welfare Giulio Gallera. «Io tutti i giorni rifaccio l’appello. Amici, lo sto dicendo in modo educato, ma tra poco cambieremo il tono. Se non la capite con le buone, bisogna essere più aggressivi. Non dovete uscire, dovete stare a casa». E pure il governatore lombardo sottolinea il fatto che i numeri del contagio da Coronavirus continuano ad essere alti. «Rischiamo di non poter dare risposte ai malati, fra poco non saremo più nelle condizioni di aiutare a chi si ammala. Vogliamo salvare delle vite umane, ma ogni uscita di casa è un rischio per voi e per gli altri». E quindi Fontana ha concluso lanciando un avvertimento: «Per adesso ve lo chiediamo, se si dovesse andare avanti così chiederemo al governo di emanare provvedimenti ancora più rigorosi». (agg. di Silvana Palazzo)

CORONAVIRUS LOMBARDIA, “CURVA GIÙ O MISURE DURE”

«Domenica o la curva scende o probabilmente bisognerà valutare l’assunzione di misure un po’ più rigide»: lo ha spiegato questa mattina l’assessore al Welfare e Sanità della Regione Lombardia, Giulio Gallera, l’uomo tra i più esposti in questa lunghissima ed estenuante battaglia contro il Coronavirus. Il problema del contagio e della diffusione al netto delle tante misure prese da Governo e Regioni è ancora “intatto”, sebbene gli esperti come Fabrizio Pregliasco abbiano spiegato ancora questa mattina che gli effetti dei positivi da coronavirus fino a questi giorni è ancora riconducibile all’esplosione di “contatti” generati due settimane fa quando ancora non erano iniziate le misure dure in tutta l’Italia. Per questo motivo il trend ci si aspetta che sia più basso nei prossimi giorni, oppure qualcosa dovrà essere cambiato ulteriormente a livello certamente locale per Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia Romagna, ma potrebbe essere anche a livello nazionale. Un team di esperti dell’Università di Genova ha valutato come tra il 23 e il 25 marzo prossimi vi potrebbe essere il picco massimo del coronavirus, specificando come però il tutto dipenda dal comportamento dei singoli cittadini in questa nuova settimana arrivata già a metà.

L’ALLARME LANCIATO DALL’ASSESSORE DELLA LOMBARDIA

In un’interessante intervista rilasciata al nostro quotidiano questa mattina, il virologo Pregliasco ci ha spiegato come a livello globale l’epidemia sia purtroppo solo all’inizio: sono attesi alti e bassi ancora per qualche giorno mentre in autunno probabile una seconda ondata, «In genere le pandemie hanno più di un’ondata. Potrebbe arrivare il prossimo autunno, quando torneranno le condizioni più favorevoli per la diffusione di un virus. La prima ondata avanza a strascico, chi prende prende; la seconda è più selettiva e va a colpire chi ha schivato quella precedente». In merito alle misure da prendere qualora la curva immediata non dovesse scendere, Gallera nell’intervista a 7 Gold di stamane ha annunciato alcuni degli effetti immediati che colpirebbero i trasporti pubblici a causa dei troppi casi di Coronavirus in Lombardia. «Io penso che da un lato o si cerca di aumentare le corse nelle ore di punte o magari chiuderlo in altre momenti, o se questo non è possibile va contingentato, cioè dovrebbe essere consentito di entrare nei vagoni solo a un numero ridotto di persone e gli altri aspetteranno. Non vedo alternative. Le norme anticontagio non vanno garantite solo all’interno delle aziende ma anche sui mezzi pubblici, perché se non garantiamo la famosa distanza di un metro e mezzo, per qualcuno che deroga rischiamo di vanificare tutto lo straordinario lavoro che la gente sta facendo». Quando però viene fatto notare che le corse verranno ridotte dai prossimi giorni – qui la notizia – Gallera controreplica, «ridurle è un errore» perché colpisce le categorie più fragili che già in condizioni di emergenza coronavirus sono costrette ad andare al lavoro se vogliono guadagnare qualcosa per mantenere la propria famiglia.