I gesuiti europei hanno inviato ieri, venerdì 8 maggio, un messaggio alle istituzioni dell’Unione Europea per chiedere di promuovere una “vera solidarietà etica e sociale” in seguito all’epidemia di Coronavirus nel Vecchio Continente. L’appello giunge in occasione del 75° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale e a 70 anni dalla Dichiarazione di Schuman, motivo per il quale oggi 9 maggio è ogni anno il giorno della Festa dell’Europa.



I gesuiti dunque chiedono all’Unione Europea di lavorare incessantemente per superare “la minaccia esistenziale rappresentata dall’attuale mancanza di slancio per la solidarietà internazionale”. La dichiarazione dei gesuiti sottolinea che la pandemia di Coronavirus ha rafforzato la consapevolezza di tutti i popoli europei di essere profondamente interconnessi.



Di conseguenza, paradossalmente è in un momento in cui le chiese sono obbligatoriamente vuote che “la gente riscopre il messaggio cristiano di solidarietà“. Questa crescente consapevolezza dovrebbe servire come motore di cambiamento mentre le persone crescono nel loro impegno a servire il bene comune. I gesuiti chiedono all’Unione Europea di farsi promotrice di un ripensamento dell’attuale modello di globalizzazione: “Non possiamo vivere in salute su un pianeta malato”, sottolineano riprendendo l’insegnamento di Papa Francesco sull’ecologia integrale.

L’APPELLO DEI GESUITI ALL’UNIONE EUROPEA

I gesuiti esprimono anche il loro rammarico per la riluttanza iniziale dell’Unione Europea a venire in aiuto dei Paesi che si sono ritrovati a lottare più duramente contro il Coronavirus, tra i quali ricordiamo proprio l’Italia, pur riconoscendo poi una svolta: “Per fortuna, l’Unione ha ritrovato la strada della solidarietà concreta, per ora”. A medio termine, invece queste sono le richieste dei gesuiti: “La sfida sarà quella di affrontare le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Inevitabilmente questo comporterà una certa ridistribuzione della ricchezza dai paesi più ricchi a quelli più poveri”.



L’appello alla solidarietà “deve estendersi urgentemente” anche a migranti e richiedenti asilo, specialmente a quelli confinati nei campi in tutta l’Unione Europea. I gesuiti citano Papa Francesco: “L’Unione europea si trova in questo momento ad affrontare una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero”.

Serve dunque “coltivare una solidarietà europea che prefigura la solidarietà globale”. Il Coronavirus deve quindi diventare occasione per “la cancellazione del debito dei Paesi più poveri, maggiori aiuti umanitari e cooperazione allo sviluppo, riorientando la spesa militare verso i servizi sanitari e sociali”. Il messaggio si conclude con la speranza che la crisi possa essere una “opportunità spirituale di conversione”, da cogliere per generare un cambiamento radicale in meglio.