A differenza che nei vicini Paesi europei, in Germania l’emergenza Coronavirus preoccupa ma al momento i numeri non sono drammatici come in Spagna e né sembrano poter toccare i picchi raggiunti in Italia. Nelle ultime ore il Governo tedesco ha spiegato che vi sono abbastanza posti in Terapia Intensiva per fronteggiare un aumento della crisi, anche se i casi di contagio da Covid-19 sono arrivati a 67mila: secondo i dati del Robert Koch Institut però il numero dei positivi è raddoppiato nel giro di una settimana (per un totale di 652 decessi), con la capitale Berlino che fa registrare il maggior numero di contagi. Un dato che conforta è quello che concerne la mortalità: il tasso di quest’ultima è fermo allo 0,8% ma secondo Lothar Wieler, direttore del sopra menzionato istituto, è purtroppo destinato a crescere e coinvolgerà soprattutto anziani e persone che si trovano in case di cura dal momento che a oggi l’età media dei decessi si attesta attorno agli 80 anni. (agg. di R. G. Flore)
CORONAVIRUS GERMANIA: “TASSO DI MORTALITA’ ALLO 0,8% MA AUMENTERA'”
Sono più di 67mila i casi di infetti da coronavirus in Germania, stando ai dati comunicati dalla Zeit online, attraverso l’incrocio dei dati dell’Rki, il Robert Koch Institut. Si tratta di un numero di infezioni doppio rispetto a sette giorni, anche se le vittime continuano ad essere relativamente “contenute”, essendo 652. Berlino è la città più contagiata con 2581 casi, con Monaco che insegue a 2501. Il tasso di mortalità, come anticipato dai numeri suddetti, continua ad essere molto basso, attorno allo 0.8%, ma Lothar Wieler, numero uno dell’Rki, ha comunque spiegato di attendersi un incremento di casi e di vittime nel giro di breve tempo. Inoltre, lo stesso ha ribadito il concetto di sempre circa la bassa letalità, ovvero, che il virus è stato individuato a tempo debito, e in contemporanea, sono stati effettuati numerosi tamponi, per una media di 500mila a settimana. Wieler ha quindi voluto lodare la sanità nazionale dicendo: “Non esiste un paese al mondo che abbia tanti posti in terapia intensiva per procedere alla respirazione artificiale quanti ne ha la Germania, in rapporto alla sua popolazione. Che questo poi possa bastare in questa epidemia è un’altra questione”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CORONAVIRUS GERMANIA, 559 MORTI: “RESTRIZIONI PROSEGUIRANNO”
Non accenna a migliorare la situazione coronavirus in Germania, con il governo federale che alla luce degli ultimi numeri non può neanche prendere in considerazione l’idea di allentare le restrizioni assunte nell’ottica di contenere il contagio. Attualmente i casi positivi sono più di 62mila in tutto il Paese, con i decessi che hanno superato anche la soglia dei 550. Il portavoce dell’esecutivo retto da Angela Merkel, Steffen Seibert, ha ammesso che “Abbiamo bisogno di tutte le misure senza sosta”. La cancelliera è infatti convinta che “sarebbe irresponsabile aumentare le speranze che non potranno essere soddisfatte in seguito”. Domenica governo federale e Laender hanno concordato misure più stringenti visto che troppe persone – spiega la Bild – non hanno preso sul serio gli avvertimenti e hanno tenuto una distanza troppo ridotta o del tutto assente.
CORONAVIRUS GERMANIA: 46 MORTI NELLE CASE DI RIPOSO
Così come in Italia e altri Paesi, anche la Germania sta sperimentando la difficoltà di contenere il contagio nelle case di riposo, dove risiedono gli anziani più fragili e il coronavirus si diffonde più facilmente visti i contatti ravvicinati tra operatori ed ospiti. Secondo la Bild almeno 46 morti arrivano da case di riposo in Bassa Sassonia, Sassonia-Anhalt, Baviera e Baden-Württemberg. Le somiglianze tra Italia e Germania riguardano anche le modalità di comunicazione da parte del governo nei confronti del popolo. Dubbi in merito sulle strategie del governo sono stati espressi dalla Bild, secondo cui “personaggi storici come Winston Churchill hanno giurato alle persone le peggiori difficoltà, hanno fatto la storia con discorsi. La Merkel deve parlare alla nazione ogni giorno. Deve dire chiaramente come vogliamo sconfiggere l’epidemia”. A Berlino ascolteranno i consigli del principale quotidiano del Paese o lasceranno alle istituzioni sanitarie il compito di illuminare il cammino?