Dopo l’annuncio del rinvio del Tour de France a fine agosto per il perdurare dell’emergenza coronavirus, la Federazione internazionale è presto intervenuta per fissare un calendario di massima per la prossima stagione 2020 del ciclismo, che però, date alla mano, ci è parsa subito a dir poco congestionata. Pur consci che al momento non vi è ancora una data certa per il rientro in strada e che molti governi a lungo manterranno severe restrizioni sull’organizzazione degli eventi sportivi, ecco che pure nell’ambiente, è ferma la volontà di recuperare più gare possibili, anche a costo imporre una pesante contemporaneità delle corse e di ridurre i grandi giri.  Anzi proprio su questa strada si è mossa per ora l’ASO, che organizza il Tour de France e le Vuelta e che proprio per la corsa spagnola sta valutato una riduzione da 21 a 18 tappe. Ipotesi proposta anche per la corsa rosa, ma che però è stata subito rispedita al mittente dal gruppo RCS nella persona di Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, che non ha intenzione di veder mutilare la corsa che pure, per ovvie ragioni subirà diverse modifiche rispetto al progetto originario.



CORONAVIRUS GIRO D’ITALIA, VEGNI: CI VOGLIONO DANNEGGIARE

E proprio sull’eventualità che pure il Giro d’Italia, spostato ad ottobre, venga ridotto, come alcuni chiedono da 4 a 3 weekend, nella lunga intervista concessa alla Gazzetta dello sport Vegni ha subito chiarito la propria posizione, non nascondendo certo una vena polemica: “È l’unica cosa di cui stanno discutendo nelle ultime tre settimane. Come danneggiare il Giro d’Italia, l’unico vero competitor del Tour de France. Hanno sacrificato la Vuelta e ora chiedono a noi. Ma noi dobbiamo tutelare il nostro prodotto”. Dunque ecco la ferma intenzione da parte degli organizzatori del Giro di non scarificarsi all’altare, per dare maggior spazio ad altri eventi, come le classiche monumento, che per venir recuperate in tempo utile nel calendario dell’UCI, per forza di cose dovranno svolgersi durante i grandi giri.



Ma pure va aggiunto, che in seno alla direzione del Giro d’Italia vi è la consapevolezza che per il 2020 sarà un’edizione quanto meno unica  nel suo genere per la corsa rosa. Lo stesso Mauro Vegni a Raisport in questi giorni ha affermato a tal proposito: “Quest’anno avremo necessità, proprio per le diverse disposizioni sanitarie che in ogni paese ci saranno, di avere la partenza del Giro in Italia. Immagino un Giro tutto italiano”. Ma pure il direttore della corsa rosa ha aggiunto in conclusione: “Il Giro avrà vincoli sanitari da rispettare. Non potremmo avere nei villaggi tutta le gente che veniva al Giro e dovremo adottare delle misure di contenimento. Ma in una stagione così complicata e difficile, ripartire è un bel segnale”.

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