Da inizio crisi, i morti si sono giornalmente contati soltanto con le dita di una mano. A ieri, le vittime erano 91, gli infettati 2011. Chi lo avrebbe detto che la Grecia, erosa delle sue risorse sociali, vedi sistema sanitario e produttivo, gaudiosa nella sua vita all’aria aperta e penosa nelle sue strutture politiche e burocratiche, avrebbe reagito con tanta responsabilità e disciplina (imposta da controlli ferrei e multe salate)? Caso vuole che il primo caso si fosse registrato a Salonicco e fosse una signora arrivata da Milano dove aveva partecipato alla settimana della moda. Seguito da alcuni pellegrini che avevano visitato Betlemme.     



In Lombardia era già scoppiata la pandemia e i dati scioccanti arrivati ad Atene hanno immediatamente indotto il Governo a prendere misure drastiche. Era il 27 febbraio. Kyriakos Mitsotakis ha adottato subito la soluzione “italiana”, senza che però ci fossero voci discordanti, mugugni, idee alternative e polemiche. Tutto chiuso. Distanziamento sociale e blocco di tutte le attività non essenziali. Polizia per le strade e controlli serrati e multe (150 euro. In cassa sono già arrivati più di 4 milioni di euro, per dare la dimensione delle effrazioni). E la “genialata” del 13033: un numero per comunicare l’uscita di casa. Si digita il numero (da 1 a 6) per la ragione, poi nome e cognome e infine l’indirizzo. Immediatamente arriva il nullaosta. Ovviamente anche la dichiarazione scritta per chi si sposta in macchina, ma per chi deve muoversi a piedi è sufficiente un sms. E poi una serie di provvedimenti economici, che vanno dal sostegno economico a imprese, a liberi professionisti (bonus di 600 euro) e ai lavoratori (800 euro) e altri ne seguiranno a seconda dell’evolversi della situazione sanitaria.   



I primi giorni di serrata sono stati segnati dai “furbetti” della passeggiata sul lungomare, del bagno al mare, della gita fuori porta. Nel primo fine settimana sono arrivate migliaia di telefonate al centro della Protezione Civile in cui si denunciava un guasto idraulico nella casa di villeggiatura: una scusa per un fine settimana in campagna o al mare. Insomma, i greci hanno accettato con riluttanza accompagnata dal solito “solipsismo” ellenico le misure. Poi si sono adeguati, anche perché minacciati dal Governo con possibili misure più restrittive.

Ovviamente in clima di Quaresima è sorta anche la polemica sulla frequentazione della chiese. Per alcuni giorni si è assistito a un dibattito surreale tra medici e preti. I secondi sostenevano che la fede era più forte del contagio e che le chiese erano un luogo benedetto. Alla fine, il Santo Sinodo, composto da impiegati pubblici, ha deciso per la chiusura delle chiese. E lo stesso varrà anche per la Pasqua Ortodossa (19 aprile). Già la Pasqua. Per i greci è una festa nazionale. Si mangia all’aperto l’agnello arrosto. Si va sulle isole per i primi bagni. Ma quest’anno tutti a casa. Sulle navi può imbarcarsi soltanto chi ha la residenza. I caselli autostradali sono controllati, così come le strade periferiche, multe raddoppiate. Ma sono in vendita cartine con percorsi alternativi: quelli del Rally dell’Acropoli. 



Nonostante questa voglia ellenica di “anarchia”, l’80% dei greci giudica positivamente l’azione del Governo, e accetta, almeno a parole, le imposizioni. In effetti il governo conservatore di Kyriakos Mitsotakis ha reagito con prontezza alla sfida, si è affidato a ottimi esperti e dall’inizio ha raccontato la crisi con serietà e sincerità, sapendo che era in gioco la sua credibilità. In altre parole l’esecutivo ha adottato un approccio molto professionale manageriale. Non c’è stato rumore di fondo per polemiche tra virologi, tra loro e “sgarbati” intellettuali. La televisione ha fatto il suo lavoro con efficacia, trasmettendo immagini da ospedali italiani che lasciavano sì scioccati, ma erano un monito per i “retinenti”. 

Puntualmente alle 18:00 inizia la quotidiana conferenza stampa. Parla Sotiris Tsiodras, accademico virologo, che con empatia espone i numeri e poi aggiunge alcune regole di comportamento e di igiene quotidiani. Nulla di paragonabile ai nostri portavoce, freddi e distaccati. Il virologo, un giorno, si è commosso ricordando che gli anziani (la maggior parte dei contagiati) hanno gli stessi diritti alle cure rispetti agli altri. Lui parla e nessun suo collega gli dà sulla voce. Ottimo motivo per tranquillizzare l’opinione pubblica. E poi il ministro della salute, sempre in giro per ospedali. 

Sotirios Tsiodras è stato oggetto di scherno da parte dell’opposizione. Vuoi perché è un cantore di chiesa, vuoi perché ha un garbato modo di presentarsi, vuoi perché è portavoce di un Governo di destra che non fa abbastanza per la crisi. Ma è chiaro che l’opposizione si è impallata sul dizionario della demagogia. Qualcuno ha anche suggerito di allentare le misure di contenimento in ragione dei pochi infettati. Eppure il capo Tsipras ha appoggiato le misure prese dal Governo. Ma si sa che in Syriza le voci sono molte e contraddittorie. Alcuni giorni fa l’ex primo ministro ha presentato le sue proposte: 26 miliardi da distribuire a pioggia per combattere la futura recessione. I 26 miliardi sono quelli raccolti dal suo Governo con l’aumento di tasse e con tagli. 

Il dopo? Ufficialmente nessuno fa ancora analisi, i conti sono ancora aperti. I pochi che parlano sono spesso sfasati, al limite dell’insolenza. Sarà comunque recessione. Quanti i nuovi disoccupati? Arriveranno i turisti? E quanti? Calcoli approssimativi spiegano che al Paese il Covid-19 costerà dai 3 ai 5 miliardi al mese. Forse la Grecia dovrebbe ripensare la sua struttura produttiva su basi meno aleatorie. Dopo dieci anni di crisi potrebbe essere l’occasione di una ripartenza. 

P.S.: La presidente della Repubblica ha devoluto il 50% del suo stipendio al sistema sanitario. Così hanno fatto, su richiesta del primo ministro, i parlamentari di Nea Dimokratia. Dalla sinistra nessuna nuova. Anzi qualche borbottio di disapprovazione: ci pensi il Parlamento (sic).  

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