Il Coronavirus ha un’origine animale anche se la sua storia risale a circa 140 anni fa: a spegnere le polemiche e le tesi complottiste di chi crede che il Covid-19 sia nato artificialmente in un laboratorio di ricerca cinese ci ha pensato, ultima in una lunga sequela di voci autorevoli, la rivista “Nature” ha spiegato come l’origine del Sars-Cov.2 sia da ricercare nei pipistrelli e addirittura alla fine dell’Ottocento. Secondo il magazine infatti quello che può essere chiamato “l’antenato del Coronavirus” sarebbe rintracciabile già in quel periodo nella famiglia dei pipistrelli mentre solo in un arco di tempo individuato tra i 70 e i 40 anni fa dalla suddetta famiglia: insomma una storia molto lunga e per certi versi ancora misteriosa che un altro interessante articolo sul tema ha riassunto col riuscito ma raggelante titolo di “Profile of a killer”, provando alle origini e alla complessa biologia del virus responsabile della pandemia che ha colpito il mondo nel 2020. Un vero e proprio albero genealogico dunque con tanto di ramificazioni e che secondo alcuni studi può essere rappresentato graficamente per mostrare come il Covid-19 si è trasmesso fra varie specie animali tra cui i pangolini, mammiferi appartenenti all’ordine dei Folidoti e che per alcuni scienziati sarebbero tra i “serbatoi” in cui il Coronavirus si è ricombinato con altri per dare origine al famigerato Sars-Cov2.



IL CORONAVIRUS HA UN’ORIGINE ANIMALE SECONDO “NATURE”

Ma non è tutto: come accennato gli scienziati, in una sorta di vero e proprio puzzle biologico, stanno mettendo da tempo assieme questa lunga storia centenaria, provando a capire da dove il Sars-Cov-2 provenga, la maniera in cui attacchi le cellule umane e anche il motivo per cui lo faccia con tanta aggressività, senza dimenticare le ricerche a proposito di quelli che potrebbero essere i nuovi ceppi e in cosa potrebbe trasformarsi in futuro. La storia di questo killer invisibile all’occhio umano infatti parte, stando ad alcuni documenti, dal 1912 quando dei veterinari tedeschi notarono la patologia di alcuni gatti che probabilmente erano infettati dal già citato “antenato” del Covid-19 anche se all’epoca non lo si poteva sapere ma i sintomi che presentavano quegli animali oggi vengono ritenuti sospetti a ragion veduta. Il collegamento tra questi diversi agenti patogeni è rimasto segreto almeno fino agli Anni Sessanta del Novecento quando nel Regno Unito e negli USA furono isolati due virus con la proverbiale struttura a corona solare (da cui il nome) che permette loro di agganciarsi alle cellule umane e si scoprì che le loro caratteristiche non erano affatto dissimili da quelle isolate in diverse specie animali. Dei “killer dinamici” e non statici dato che si notò pure come il Coronavirus dei cani potesse infettare anche i gatti e quello dei gatti a sua volta devastare l’intestino dei maiali… Fino all’esplosione dell’epidemia di Sars del 2002-2003 nata ancora in Cina gli scienziati avevano sempre pensato che questi Coronavirus causassero solo sintomatologie lievi nell’uomo ma quella malattia respiratoria mostrò come questo tipo di virus siano molto versatili e capaci di diventare persino mortali per alcune persone.



L’ALBERO GENEALOGICO, “UNA STORIA CHE INIZIA 140 ANNI FA…”

Insomma risalire all’origine della storia “famigliare” dei Coronavirus è importante anche per capire come il virus potrebbe comportarsi nei prossimi mesi e in cos’altro potrebbe trasformarsi. Quello che è certo dalle ultime ricerche è che questo killer non solo ha imparato ad adattarsi sempre più, trovando nelle cellule umane un “ambiente” adatto a proliferare ma sta anche diventando sempre più pericoloso e veloce nel diffondersi: questo aumenta le preoccupazioni di chi crede che in futuro epidemie di Coronavirus come queste ce ne saranno ancora e anzi il Sars-Cov-2 presenta caratteristiche inedite dato che può attaccare le nostre cellule in vari punti e una volta nel nostro organismo riesce a fare un uso davvero variegato del suo arsenale infettivo. Inoltre è fonte di timori pure il fatto che dalle evidenze genetiche si noti come questo virus (tra i più grandi per dimensioni e dal punto di vista del genoma, di molto superiore a quello dell’HIV per esempio) sia riuscito a rimanere nascosto in natura per decenni prima di attaccare l’uomo e prenderlo alla sprovvista: stando ad alcuni studi con un colpo di tosse riesce a trasmettere a nostro vicino una carica virale sufficiente a trasmettere l’infezione. Meno certezze vi sono a proposito del tasso di letalità, che secondo alcuni sarebbe ancora inferiore a quello del Sars-Cov1 ma quello che è certo è che il Covid-19 infetta maggiormente le persone anche se spesso queste stesse infezioni non arrivano ai polmoni. In conclusione va detto che nonostante le speranze che col tempo il Coronavirus si indebolisca passando attraverso varie mutazioni, ma ciò vorrebbe dire che diventerebbe meno mortale ma più diffuso tra gli uomini: ma per ora tracce di questo indebolimento non ve ne sono dato che il suo genoma è molto stabile.

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