Seconda quarantena ad Hong Kong a seguito dell’epidemia da coronavirus. Negli scorsi giorni l’incubo da covid-19 sembrava terminato, e di conseguenza le autorità avevano posto fine al lockdown, riaprendo negozi, uffici, e fabbriche, ma a pochi giorni dalla direttiva “liberi tutti”, i contagi da coronavirus sono nuovamente aumentati. Come riferito dai colleghi de Il Fatto Quotidiano, nelle ultime 24 ore sono stati registrati nuovi 65 casi di positività, che rappresenta un record ad Hong Kong, città dove il covid-19 non ha fatto danni ingenti (518 casi totali e 10 vittime su una popolazione di 7.4 milioni di abitanti). Di conseguenza è stata optata per una nuova quarantena, tenendo conto che gli infetti sono soprattutto studenti di ritorno da località europee e dagli Stati Uniti. Chiusi nuovamente gli aeroporti agli stranieri, e coloro che arrivano dall’estero dovranno farsi 14 giorni di quarantena, come da prassi.



CORONAVIRUS HONG KONG: “FINO A CHE NON CI SARA’ VACCINO..:”

Il mondo guarda con estrema attenzione alla Cina, la prima nazione che è tornata alla normalità dopo l’emergenza coronavirus, ed è evidente come il ritorno alla normalità non sia automatico come molti potrebbero pensare. Hong Kong aveva ripreso a vivere solamente il 15 marzo scorso, dopo ben due mesi di lockdown totale, ma nel giro di un paio di settimane il virus è tornato fortemente in circolazione, con una nuova impennata di contagi. Il governo ha quindi fatto dietrofront, vietando gli assembramenti e obbligando i cittadini a restare chiusi nelle proprie abitazioni. Gli scienziati di tutto il mondo temono che ciò possa accadere anche in Europa e negli Stati Uniti, dove i contagi hanno assunto delle proporzioni ben più ampie rispetto a quelle cinesi, vista anche l’impossibilità a chiudere tutto. “La reintroduzione delle misure restrittive – ha detto a riguardo Gabriel Leung, rettore dell’Università di Medicina di Hong Kong – è la più discussa tra gli esperti e i governi mondiali. C’è bisogno di queste misure a vari gradi di intensità fino a quando si verificano l’immunità di gregge o una disponibilità sufficientemente estesa di un vaccino somministrato almeno a metà della popolazione”.

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