Una delle novità che ci porta in dono questa pandemia è la riscoperta, in questi giorni di scoramento, della verità della fede. Che come si sa se c’è c’è, se non c’è non c’è. Ma a volte la puoi trovare. E mentre San Pietro è in quarantena con il Vaticano sbarrato e le messe sospese, papa Francesco se pur raffreddato e plasticamente indebolito continua alle condizioni date a farsi sentire e magari anche a consolarci dalla disperazione di non sapere se e come avrà fine questo flagello.
E così ai tempi del virus infame saggiamente si pensa di non procedere alle processioni – a volte invocate stupidamente perché si sa che la virosi esplode negli assembramenti- e la Chiesa si è scoperta il motore globalizzante della vicinanza attraverso una miriade di iniziative di impatto via etere. Il Cardinale di Bologna Zuppi sforna addirittura decreti e li accompagna con funzioni via skype o via internet, via tv locali, via radio, con parole poco teologiche molto semplici ma di alto impatto; il Cardinale di Milano sale sul Duomo e invoca la Madonnina perché interceda per noi, e il prete veneto di campagna spolvera la sua scalcagnatissima Ape e ci mette sopra la statua sacra, a misura d’uomo, e percorre strade e viottoli per benedire la popolazione.
La macchina organizzatissima della Caritas si potenzia per le persone in difficoltà e sui cellulari si scoprono messaggi come quello di un gruppo di studenti calabresi che scrive biglietti ai condomini anziani per mettersi a disposizione per aiutarli sottolineando la parola gratuitamente. Insomma, il virus mette in evidenza che tra le cittadine e i cittadini italiani scorre di nuovo, come ben detto e scritto dal Manzoni, sia l’abisso e la conflittualità del cuore umano e la ricerca nella speranza della provvidenza di Dio, ma anche una solidarietà cristiana veramente straordinaria soprattutto tra i giovani.
E non ci sono solo quelli che con le loro leggerezze di gruppo e le loro sfide di bibitari rappresentano potenziali untori. Rileggere Manzoni è come nutrirsi e capire i comportamenti, le reazioni, le debolezze, le ottusità, le cecità delle persone, che sono simili a quelli di oggi, nonostante i secoli di storia il coronavirus è per molti come l’apocalisse una formidabile morale del male stringente e dunque un male antico di straordinaria attualità. La critica a una religione divenuta diplomazia al servizio delle varie corporazioni ha spesso ammorbato la Chiesa e si è affievolita quella forza dei cattolici per cui ogni cosa accade perché voluta da Dio per i suoi fini, anche se questi sono incomprensibili per la mente umana, e così la Provvidenza è la soluzione che trova risposta nella grazia di Dio, percorrendo un tumulto di paure e sentimenti e crisi esistenziali e, come scrive Manzoni, quando i mali vengono o per colpa o senza colpa la fiducia in Dio torna a fortificarsi e li rende utili per una vita migliore.
Papa Francesco febbricitante ci manda il messaggio che la sofferenza e la morte che l’Italia, e non solo, vive è motivo di preghiera e di grande vicinanza umana. Ci ricorda che a fondamento del nostro vivere c’è una consolante certezza: Dio ci ama e in Gesù ha dato la sua vita per noi. Così ci suggerisce e ci esorta e non solo i fedeli a leggere e meditare la Bibbia, perché – come diceva San Girolamo – “l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”. Occorre riscoprire l’importanza fondamentale di una Parola che cambia concretamente la vita. In questo caso, comunque, aiuta.