Emergenza Coronavirus, ecco chi è il cittadino britannico ritenuto uno dei “super diffusori” dell’infezione e suo malgrado responsabile del contagio nei confronti di alcune decine di persone: nonostante negli ultimi giorni le autorità sanitarie cinesi e l’OMS segnalino come la diffusione del pericoloso virus si sia leggermente rallentata, mentre intanto aumentano i casi di guarigione, resta comunque alta l’allerta per gli episodi di infezione segnalati al di fuori della Cina e che per alcuni fanno ritenere possibile che l’incubo di una possibile pandemia non sia ancora del tutto scongiurato. Infatti a far tremare i polsi è il caso di Steve Walsh, 53enne che avrebbe contratto il virus mentre era a Singapore per lavoro per conto della sua azienda (la Servomex che è attiva nel settore dei sensori industriali) per poi recarsi prima in Francia in vacanza con la sua famiglia e poi nel Regno Unito quando era ancora asintomatico e il virus in incubazione. Secondo quanto si apprende l’uomo d’affari avrebbe infettato almeno altre cinque persone nell’hotel francese in cui risiedeva e poi in un pub di Brighton dove si era recato una volta a casa.



CORONAVIRUS, UN 53ENNE BRITANNICO E’ TRA I “SUPER SPREADER”

Il timore che il signor Walsh possa avere infettato alcune decine di persone, più un numero imprecisato di altri individui di cui al momento non si sa nulla e che sicuramente avrà incrociato in questi suoi spostamenti tra l’Asia e l’Europa, ne fa di lui uno dei tanti “super spreader” inconsapevoli del Coronavirus anche senza aver mai messo piede in Cina, ovvero l’incubo di molti Paesi del Vecchio Continente che, pur avendo messo in campo misure dagli standard molto elevati per contenere il contagio, non possono essere al 100% immuni da “falle” di questo tipo. Basti pensare che a finire sotto la lente di ingrandimento sono state quasi altre 100 persone che erano presenti a quella conferenza di Singapore e che, a loro volta, in questo momento potrebbero essere infette e covare il virus (la cui incubazione può arrivare fino a un massimo di 14 giorni) a loro insaputa in diverse parti del mondo. Ad ogni modo va detto che quello di Walsh non è l’unico caso di “super diffusore” e che nelle scorse settimane c’erano stati casi simili, come quello di una donna di Shanghai che era stata in Germania per alcuni giorni: quindi se da una parte non bisogna dare adito ad allarmismi ingiustificati, dall’altro c’è timore perché ancora non sono completamente chiare le dinamiche di trasmissione del Coronavirus tra esseri umani e per questo è probabile che ai già 40mila episodi totali registrati nel corso dei prossimi giorni se ne aggiungano altri.

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