Il Coronavirus è in circolazione da anni? Forse, secondo uno studio congiunto di Regno Unito, Stati Uniti e Australia. Lo riporta oggi La Stampa: autorevoli infettivologi hanno analizzato vari studi per scoprire quale fosse il passato evolutivo del Covid-19. Come conclusione, anche se chiaramente bisognerà approfondire le analisi, è che il virus potrebbe essere passato dall’animale all’uomo molto prima della fine dello scorso anno, quando è stato rilevato a Wuhan. Sarebbe uno scenario sorprendente: fino a ora si pensava che il Coronavirus potesse eventualmente circolare da qualche mese precedente allo scoppio di quella che oggi è una pandemia, e che aveva inizialmente aveva interessato un settore isolato della Cina; degli studi effettuati nel passato avevamo già parlato, per esempio quello sugli esperimenti nei laboratori della stessa Wuhan.



Lo studio in questione è stato condotto dal dottor Kristian Andersen, dello Scripps Research Institute in California; Andrew Rambaut della University of Edinburgh in Scozia; Ian Lipkin (Columbia University, New York), Edward Holmes (University of Sidney) e Robert Garry, della Tulane University a New Orleans. Pubblicato lo scorso 17 marzo su Nature Medicine, ha dato alcune indicazioni interessanti. Il punto sembra essere che il Covid-19 è portatore di una mutazione unica, non riscontrata negli animali che sono sospettati di aver trasmesso il virus all’uomo; si parla in particolar modo dei pipistrelli (nei giorni scorsi avevamo riportato uno studio risalente al 2013, che avvisava già dei pericoli recati da questi animali e dalla possibilità che scoppiasse un nuovo caso di Sars).



Oltre a questo, il South China Morning Post ha riportato il parere di Francis Collins: direttore del National Institute of Health negli Stati Uniti, l’infettivologo non ha partecipato allo studio di cui sopra ma sostiene che il Coronavirus potrebbe essere stato trasmesso dagli animali agli esseri umani anche prima che diventasse virale per l’uomo, portando alla malattia che conosciamo oggi. La tesi sarebbe quella di un mutamento evolutivo graduale, che “nel corso di anni o forse decenni” ha permesso al virus di diffondersi da uomo a uomo causando malattie gravi e spesso letali. Lo si legge sul sito web dell’istituto del dottor Collins: una tesi che potrebbe forse cambiare qualcosa nella lotta al Covid-19 che solo in Italia ha ormai causato oltre 10000 morti.

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