Nella lotta mondiale contro il Coronavirus, intanto che proseguono le ricerche per trovare un vaccino e dei test sierologici efficaci per valutare l’eventuale presenza di anticorpi nei soggetti positivi, si apre un nuovo fronte: la notizia arriva dalla Corea del Sud, uno dei Paesi più colpiti, e potrebbe destare delle preoccupazioni nella comunità scientifica se non fosse per il fatto che il fenomeno è ancora oggetto di studi e sono già state formulate delle possibili teorie a riguardo. Secondo quanto si apprende dal Centers for Disease Control and Prevention (KCDC) del Paese asiatico, pare che il 2,1% dei pazienti che sono guariti dall’infezione da Covid-19 nel giro di poco tempo siano risultati nuovamente positivi al test del tampone. Stando ai dati forniti dal centro nazionale che è in prima linea nell’emergenza in Corea, pare che su 7829 pazienti testati e che erano stati in isolamento prima di uscirne ben 163 sono tornati a essere positivi. Ma cosa può significare questo?



COREA, 2% PAZIENTI GUARITI TORNA POSITIVO

Al momento secondo le autorità sanitarie coreane non è chiaro il motivo esatto per cui oltre il 2% dei soggetti usciti dall’isolamento sia tornato positivo e nei prossimi giorni saranno effettuate nuove indagini per cercare di spiegare un fenomeno che, se al momento ancora non preoccupa, certo potrebbe destare più di un motivo di riflessione in luoghi come l’Occidente in cui si parla già di Fase 2 e di allentamento delle misure contenitive del contagio. Ad ogni modo è bene premettere che stando ad alcune fonti di stampa che hanno sentito gli esperti del KCDC, nei 163 casi sopra menzionati al momento il rischio di poter essere contagiosi appare molto basso: ma quale è il motivo per cui sono risultati positivi al tampone dopo essere stati dimessi a seguito di un responso di negatività? Secondo alcuni scienziati è altamente improbabile che qualcuno possa re-infettarsi appena dopo essere guarito: per questo motivo si pensa a dei problemi in almeno alcuni dei test eseguiti oppure al variare del livello di RNA virale nel loro corpo, ovvero proprio quello che il tampone cerca.



LE POSSIBILI SPIEGAZIONI: “MA NON SAREBBERO CONTAGIOSI”

Ad ogni modo non è questa l’unica possibile spiegazione: secondo il KCDC la nuova positività è stata riscontrata dalle 24 ore dopo a fino al 35esimo giorno successivo all’ultimo tampone negativo mentre la media delle “nuove positività” è di circa 13,5 giorni a seguito dall’uscita dall’isolamento; inoltre su 137 di questi casi, il centro coreano ha notato nel 43,9% dei soggetti solo dei sintomi lievi, mentre nessuno di questi è in condizioni serie al momento. Jeong Eun-kyeong, direttrice del KCDC, ha ribadito che delle circa 300 persone che hanno avuto contatti con i pazienti recidivi nessuna al momento sembra essere stata infettata dal Coronavirus: secondo la dottoressa una spiegazione potrebbe risiedere in una possibile mutazione del virus nonostante fino ad ora la comunità scientifica avesse escluso che coloro che si era completamente ristabiliti potessero risultare nuovamente positivi; la Jeong inoltre ha pure ipotizzato come possa essere probabile che l’infezione venga di fatto ri-attivata dopo essere rimasta latente in quei pazienti il cui fisico non ha completamente sviluppato una forma di immunità dopo aver denotato solamente sintomi molto lievi.

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