Il Coronavirus in Italia è più letale che all’estero? Paolo D’Ancona, epidemiologo ed esperto di Igiene dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), ha spiegato in conferenza stampa il lavoro parallelo che si sta svolgendo su questo aspetto. «L’Iss sta cercando di approfondire i motivi e i fattori di rischio per la mortalità attraverso lo studi delle cartelle cliniche. Attualmente ne sono arrivate 70, è davvero poco per poter fare una vera analisi e quindi produrre dei risultati». In ogni caso l’Iss intende spiegare in maniera chiara le ragioni per le quali il Coronavirus appare più letale in Italia. «Stiamo cercando di spiegare meglio, e lo faremo nei prossimi giorni, il perché appaia una mortalità così elevata rispetto ad altri Paesi, e così lo stato dei pazienti, che appare essere più critico in Italia che all’estero», ha aggiunto D’Ancona nel punto stampa con Angelo Borrelli. Quest’ultimo ha fornito alcune percentuali sui decessi, arrivati a quota 1016: il 98 per cento dei deceduti ha più di 68 anni, il 67 per cento dei deceduti ha patologie pregresse. (agg. di Silvana Palazzo)
CORONAVIRUS “IN ITALIA 12 VOLTE PIÙ LETALE”
Perchè in Italia il coronavirus uccide più che in altre parti del mondo? Hanno cercato di dare una risposta a questa domanda più che lecita, i luminari del Waidid, l’Associazione mondiale delle malattie infettive e i disordini immunologici, presieduta da Susanna Esposito. Parlando con l’agenzia Adnkronos questi ha spiegato: “In Italia Covid-19 ha una letalità fino a 12 volte maggiore rispetto ad altri Paesi, e comunque si tratta della più alta del mondo. A contribuire a questo tragico primato sono l’eterogeneità dei trattamenti in tutto il territorio e la scarsa tracciabilità dei casi positivi asintomatici a cui non viene effettuato il tampone nonostante siano stati a stretto contatto con uno o più pazienti accertati, contribuendo in modo inarrestabile alla crescita del contagio”. La Esposito, alla luce anche della recente dichiarazione di pandemia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha la “ricetta” per provare a contenere il contagio: “Diagnosi precoce, isolamento e trattamento sono i cardini per tenere a bada l’epidemia. Ma la tracciabilità si rivela fondamentale”.
CORONAVIRUS “ELIMINAZIONE VIRALE A 21 GIORNI”
Il covid-19 continua a circolare da nord a sud del nostro paese anche a causa dei positivi asintomatici, coloro ciò che non hanno sintomi ma che risultano essere infetti: “Recenti dati pubblicati su ‘The Lancet’ dimostrano come la mediana dell’eliminazione virale sia di 21 giorni e non di 14 giorni – prosegue la docente di Pediatria all’università di Parma Ciò – che una parte di positivi in Italia circola liberamente perché non sa di essere positiva e un’altra parte esce di casa ancora positiva dopo la quarantena domiciliare di 14 giorni, perché nessuno controlla che il tampone si sia negativizzato”. Ecco perchè, secondo la dottoressa, invitare la popolazione a rimanere a casa non basta, ma è fondamentale eseguire più tamponi: “E’ essenziale che ai contatti stretti di casi positivi sia effettuato il tampone per la ricerca di Covid-19, cosa che finora è avvenuta in una assoluta minoranza di situazioni”. La Esposito punta infine il dito nei confronti del tipo di trattamento, che risulta essere non omogeneo: “Molto importante – conclude – è rivedere, e continuamente aggiornare a seconda delle evidenze progressivamente disponibili, la modalità di trattamento, che ad oggi risulta essere differente tra un Centro e l’altro”.