Carenza di tamponi per fare il test che verificano la positività al nuovo Coronavirus? Non è proprio così e una conferma che nel nostro Paese probabilmente semmai il problema è la gestione di questi kit più che la loro effettiva disponibilità arriva dalla Copan, l’azienda bresciana che negli ultimi giorni era salita suo malgrado agli onori delle cronache per via di una commessa da 500mila kit del cui trasporto si è occupato il Pentagono, ovvero il quartier generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. “Non c’è una mancanza di tamponi in Italia, il vero problema è un altro” ha spiegato nel corso di una breve intervista concessa al Corriere della Sera Lorenzo Fumagalli, responsabile dell’ufficio legale della Copan: come detto i riflettori su questa piccola azienda che ha inviato ben mezzo milione di tamponi nel Tennessee grazie appunto al Pentagono si sono accesi per via delle polemiche innescate da chi pensava che si dovesse privilegiare il mercato italiano e ovviamente quelle strutture sanitarie (soprattutto lombarde) che sono in sofferenza. E invece Fumagalli ha spiegato che la Copan è capace di produrre 10 milioni di kit in una settimana e che il problema semmai risiede nella fisiologica incapacità dei laboratori di eseguire tutti gli esami che in questo momento sarebbero necessari.



CORONAVIRUS, IN ITALIA MILIONI DI TAMPONI PER I TEST MA…

Insomma a mancare non sono i tamponi ma il tempo necessario per analizzarne milioni. Il responsabile legale della multinazionale che ha pure filiali nel resto del mondo ha spiegato infatti che la commessa da 500mila kit non era destinata al Governo americano ma da clienti privati e pubblici, nell’ottica di normali rapporti di fornitura che è stata semplicemente ampliata per via dell’emergenza Coronavirus nel nostro Paese. “L’uso di un aereo militare statunitense era l’unico vettore disponibile” ha precisato Fumagalli ricordando che con le prossime consegne la Copan avrà distribuito in Italia un milione e 100mila kit dall’inizio dell’emergenza. “Se nel Paese i test effettuati risultano di meno è perché le forniture sono in quantità superiore rispetto alle capacità di svolgere gli esami nei laboratori” ha aggiunto precisando però che non si tratta di una critica nei confronti degli operatori del settore ma di un dato di fatto dato che questi come d’altronde i dipendenti della Copan stanno lavorando “a ritmi eccezionali, come dei dannati”. Infatti la capacità di kit che l’azienda riesce a produrre in una settimana è di circa 10 milioni e che, visto che in Italia non v’è nessuna carenza, vengono poi consegnati anche in Europa e in altri continenti. “Il tampone è una cosa, il test è un altro” chiosa poi Fumagalli nella succitata intervista.

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