Nella giornata di ieri il quotidiano Repubblica ha reso noto il presunto “piano segreto” del governo per contrastare l’epidemia da coronavirus. Un progetto, fermo restando che sia vero, che sarebbe dovuto entrare in vigore a gennaio, ma che è scattato solamente a fine febbraio, con tutto ciò che ne è conseguito. A distanza di qualche ora sono giunte le prime reazioni sulla vicenda, a cominciare da quella di Attilio Fontana, governatore della Lombardia, la regione più falcidiata dal covid-19: “Il governo – le parole del leghista via social – era al corrente dei rischi della pandemia ma li ha tenuti segreti. L’ha detto il direttore generale del ministero della Sanità, Urbani, parlando di un piano riservato. Sono rivelazioni gravissime: è la verità? L’Italia e la Lombardia hanno il diritto di sapere – aggiunge – chiedo chiarimenti al presidente del Consiglio Giuseppe Conte”- Sulla falsa riga Matteo Salvini, che in conferenza stampa a Roma ha commentato così: “Se è vero che questo piano segreto è stato tenuto nascosto non solo agli italiani ma anche ai sindaci e ai governatori sarebbe di una gravità inaudita. Se fosse vero qualcuno ne dovrà rispondere”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PIANO SEGRETO CORONAVIRUS “IPOTIZZATI 650MILA CONTAGI, MA PERSO TEMPO”
Del “piano segreto” dell’Italia per l’emergenza coronavirus parla anche Repubblica, che rivela particolari inediti avendo visionato alcune pagine dello stesso, in particolare la seconda versione del documento top secret, realizzata il 20 febbraio. C’è l’analisi del sistema sanitario nazionale, poi si predispongono le contromisure con indicazioni pratiche. Un piano di “battaglia” rimasto segreto per non creare panico nella popolazione. E tutte le direttive sono state impartite alle Regioni pur senza diffondere il documento. Il peggiore scenario descritto nel dossier, occultato per non generare allarmismo, aveva una tempistica comunque ottimista. Si prevedeva infatti il picco dopo un anno dal primo caso, quindi il contagio sarebbe stato lento. Si prevedevano mille pazienti ricoverati dopo cinque mesi, in 243 giorni si sarebbe arrivati a occupare il 75 per cento delle terapie intensive. Si prevedeva inoltre di arrivare in due anni a 646mila contagi, 133mila dei quali con ricovero in terapia intensiva. Una prospettiva apparsa terrificante a febbraio. Il virus invece è stato veloce.
Repubblica però si interroga su un aspetto: se quel documento fosse stato diffuso, la risposta sarebbe stata più veloce? Di fatto è diventato operativo a marzo. «Sono state perse settimane preziose, permettendo al virus di portare avanti la sua strage senza ostacoli». Solo il primo marzo è stato trasmesso il primo documento governativo che invita ad agire secondo un modello di cooperazione «coordinato a livello nazionale per un incremento delle disponibilità di posti letto del 50 per cento nelle unità di terapia intensiva e del 100 per cento in quelle di pneumologia e malattie infettive». Bisogna aspettare fino al 7 marzo, scrive Repubblica, prima che comincino gli acquisti di ventilatori. (agg. di Silvana Palazzo)
CORONAVIRUS, “IL PIANO SEGRETO” DELL’ITALIA
Ritardi del governo? Vuoto decisionale? Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute respinge tutte le accuse. Un’inchiesta del Corriere della Sera aveva ricostruito un mese di ritardi nella gestione dell’emergenza coronavirus in Italia, ma in realtà già da gennaio era attivo un piano segreto. «Dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio», dichiara Urbani al quotidiano di via Solferino. Si tratta di un “piano nazionale di emergenza” per contrastare il coronavirus. Nel documento ci sono gli orientamenti programmatici su cui si sono basate le scelte del governo.
In quelle pagine sono descritti tre scenari del coronavirus in Italia, uno però era troppo drammatico per essere divulgato a cittadini e Parlamento senza il rischio di scatenare il panico tra i cittadini. Per questo motivo il piano è stato secretato. Ma quello scenario non si è realizzato perché il governo ha scelto, seppur gradualmente, di mettere l’Italia in lockdown e di imporre il distanziamento sociale. Questa la ricostruzione dei tecnici del ministero della Salute.
CORONAVIRUS ITALIA “SAREBBE STATO MEGLIO LOCKDOWN IMMEDIATO”
«Non c’è stato nessun vuoto decisionale», assicura Andrea Urbani al Corriere della Sera. Eppure, la Lombardia è stata la regione colpita con più “violenza” dal coronavirus in Italia. «Si può sempre fare meglio, ma siamo stati investiti da uno tsunami, che ha colpito l’Italia come primo Paese in Europa». Il direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute riconosce che le chiusure possono essere state tardive. «Con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato». D’altra parte, ricorda che c’erano solo due cittadini cinesi contagiati, quindi sono state assunte «scelte proporzionate». E cita lo studio dell’Imperial College, secondo cui in Italia ci sarebbero stati 600-800mila morti senza le zone rosse e le misure di contenimento. «All’inizio siamo stati sbeffeggiati. Poi ci sono venuti tutti dietro, anche Francia e Gran Bretagna».
Per quanto riguarda invece il ritardo nell’acquisto dei ventilatori per i casi più gravi, il ministero della Salute ricorda che «comprare le strumentazioni spetta alle Regioni». E si evidenzia che il governo in 25 giorni ha raddoppiato le terapie intensive. Ora che la curva dei contagi scende, ci si concentra sul rischio di una seconda ondata. Quindi, verrà potenziata la risposta ospedaliera e verranno potenziati i centri Covid.