Come evolverà il Coronavirus? E’ una delle domande che, dopo lo scoppio della pandemia, un po’ tutti ci siamo posti. Scomparirà con il caldo, si attenuerà pian piano, resterà sempre presente sulla scia dell’AIDS: anche gli esperti fino a questo momento hanno sostanzialmente brancolato nel buio, perché siamo in presenza di un virus nuovo che dunque va studiato passo per passo. Ora, una prima possibile risposta arriva da Brescia, in particolar modo dal Laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili: lo dirige Arnaldo Caruso, presidente della Società Italiana di Virologia, che ha riferito ad Adnkronos Salute come il laboratorio abbia isolato una variante del virus Sars-CoV-2 (quello che provoca il Coronavirus) che è “estremamente meno potente” e “più buona”. Una scoperta che potrebbe generare speranza circa il futuro prossimo di questa epidemia.



IL CORONAVIRUS DIVENTA “PIU’ BUONO”?

Come ha spiegato il dottor Caruso, i ceppi virali che sono stati osservati in questi mesi – almeno quelli isolati e sequenziati – sono delle “bombe biologiche” che possono sterminare le cellule bersaglio nello spazio di 2-3 giorni; questo nuovo ceppo invece impiega come minimo 6 giorni per iniziare ad attaccarle. Si parla dunque del doppio del tempo, ed è un bene perché, per utilizzare le parole del direttore del laboratorio di Brescia, “queste varianti virali più attenuate dovrebbero diventare il futuro della probabile evoluzione di Covid-19”. Lo dice dall’alto della sua esperienza di virologo, lanciando un messaggio di speranza: la conferma di questa scoperta arriva anche dai dati che quotidianamente ci aggiornano sui nuovi contagi da Coronavirus, e che ormai sono sempre più calanti. Inoltre, Caruso sottolinea che “ogni giorno vediamo tamponi naso-faringei positivi non più in modo forte, bensì debole”.



Dunque le attuali infezioni da Coronavirus sono quasi inapparenti, e il virus si presenta in dosi molto ridotte: la scoperta è stata fatta proprio perché un paziente, peraltro asintomatico, presentava un test con carica virale molto alta, e in coltura il virus si è dimostrato molto più debole dei precedenti. Il virologo ha già avvertito del fatto che non è ancora noto se e come circoli questa variante e se sia geneticamente diversa dalle altre, ma “qualcosa sta succedendo”; Caruso ha poi ricordato come uno studio di Hong Kong sugli animali abbia già presentato prove di come il virus sia indebolito e con grosse alterazioni genetiche, e anche negli Stati Uniti stanno emergendo evidenze con questa ricerca e quella di Brescia. A breve ci sarà la pubblicazione dello studio che servirà anche come confronto con la comunità scientifica internazionale, ma intanto Caruso lancia un messaggio di cauto ottimismo per il futuro: “La speranza è che, come in passato è successo più volte, il virus tenda ad attenuarsi nella sua patogenicità”.

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