Si aggrava il bollettino coronavirus: secondo la mappa del contagio costantemente aggiornata dalla John Hopkins University sono ora oltre 12mila (precisamente 12.024) i casi accertati a livello mondiale. Soltanto in Cina i pazienti alle prese con questa polmonite sono 11.860: un dato che conferma come proprio a Pechino si debba intervenire con maggiore incisività se si vuole evitare una pandemia. Per far fronte all’emergenza sanitaria, come riportato dal Corriere della Sera, la Cina ha annunciato che esenterà dai dazi — imposti nell’ambito della guerra commerciale con gli Stati Uniti — tutti i prodotti di importazione americana che possono essere impiegati nella battaglia contro il virus. Si tratta di prodotti come disinfettanti e altre forniture mediche. Inoltre verranno rimborsati i dazi doganali già versati. Queste le manovre di Pechino, ma intanto c’è chi chiede di assumere delle misure preventive “draconiane” per escludere ogni margine di rischio contagio nei Paesi ancora non “compromessi” e chiamati a gestire pochi casi di coronavirus: tra queste la chiusura delle frontiere. Ad escludere questa misura per l’Italia è stato il Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Angelo Borrelli, che ha detto: “Non c’è oggi in Europa e in Italia una condizione tale che possa far ipotizzare una chiusura delle frontiere. Sarebbe una misura veramente assurda”. (agg. di Dario D’Angelo)
CORONAVIRUS, GUARITE 250 PERSONE
L’allarme globale per il Coronavirus non deve generare una inutile, ma soprattutto dannosa, psicosi. Se è vero che i casi di contagio sono in continuo aumento, lo è pure che il virus parente della SARS non si è rivelato finora letale come il suo omologo. Arrivano in questo senso anche notizie incoraggianti sulla possibilità di contrarre il virus ma di guarirne dopo un periodo di convalescenza. Come riportato dall’agenzia Agi, sono quasi 250 le persone già guarite dal coronavirus secondo gli ultimi dati pubblicati dalle autorità di Pechino: in un solo giorno in 72 sono usciti dall’ospedale e adesso sono in tutto 243 le persone dimesse dagli ospedali. Non è un caso che la stampa locale pubblichi ogni giorno immagini di pazienti, alle porte degli ospedali, che vengono dimessi e salutano festanti infermieri e medici. Ma quand’è che avvengono le dimissioni? La Commissione nazionale della Sanità spiega che ciò accade quando i sintomi spariscono: ovvero la temperatura rientra in un range normale per almeno tre giorni e il test sul acido nucleico mostra un risultato negativo per due volte in due test diversi distanti 24 ore l’uno dall’altro. (agg. di Dario D’Angelo)
CORONAVIRUS, L’ESPERTO: “IMPOSSIBILE VACCINO IN POCHI MESI”
Se si parla di emergenza Coronavirus in Italia e nel mondo è perché non esiste ancora né un vaccino né una cura per contrastare l’epidemia. Chi pensa che una soluzione possa essere trovata in poco tempo, però, rischia di illudersi. Lo ha spiegato lo scienziato Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e docente all’Humanitas University, intervistato dal Corriere della Sera, sottolineando come l’ipotesi arrivata dalla Cina in questi ultimi giorni, riguardo la possibilità di metterne a punto uno nel giro di pochi mesi “è improbabile, anzi impossibile perché costruire un vaccino richiede molto tempo e molta ricerca”. Ma cosa ci si può aspettare, allora, dalla ricerca? Mantovani spiega: “Ci sono antivirali utilizzati in infezioni da altri virus con successo, ma occorre tempo per testarli anche sul nuovo Coronavirus. E c’è un problema: non esiste un modello animale su cui valutarli, perché il topolino non ha quei recettori attraverso i quali il virus si attacca alle cellule polmonari e provoca, poi, polmonite. (…) In Germania, per esempio, un gruppo, guidato da Rolf Hingelfeld, da tempo si occupa di Sars, ha portato avanti studi sulla struttura di questi virus e sta identificando alcuni composti in grado di agire su un enzima, la proteasi, che è una proteina virale capace di interferire con la replicazione dei virus e che può essere bloccata dai farmaci”. Mantovani chiosa: “La condivisione dei dati fra scienziati e la trasparenza sono altrettanti armi per combattere questa situazione. Morale: non bisogna mai spegnere i riflettori sulla ricerca che è poi quella che troverà le soluzioni definitive. Almeno si spera”. (agg. di Dario D’Angelo)
CORONAVIRUS, I DUE CINESI: “CI SIAMO AMMALATI A ROMA”
«Appena siamo arrivati a Roma ci siamo ammalati, non abbiamo preso mezzi pubblici, siamo sereni e vogliamo rassicurare tutti. A Roma non abbiamo girato, non abbiamo visitato nulla. Ringraziamo l’ospedale Spallanzani per quanto sta facendo per noi». Così hanno raccontato ai microfoni de Il Messaggero, i due pazienti cinesi malati di coronavirus, attualmente ricoverati presso l’ospedale Spallanzani di Roma. Entrambi si trovano super isolati e in stanze separate, ma versano in condizioni discrete: «La moglie – a parlare è il professor Emanuele Nicastri – presenta un iniziale interessamento interstiziale polmonare, febbricola e congiuntivite bilaterale, mentre il marito ha un interessamento polmonare più pronunciato, con febbre, tosse e astenia. La terapia? Reidratazione per via endovenosa, la terapia antibiotica per l’uomo e una terapia locale per la congiuntivite della moglie». Nessun allarme quindi, situazione assolutamente sotto controllo, e per il momento l’epidemia sembrerebbe essere circoscritta alle sole due persone di cui sopra. Tutti gli altri casi si sono infatti rivelati assolutamente infondati. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CORONAVIRUS ITALIA E MONDO: VITTIME SALGONO A 259
Altre vittime in Cina a seguito del Coronavirus, con i morti che sono saliti a 259. Nella giornata di ieri, venerdì 31 gennaio, sono stati registrati ben 1.347 nuovi casi, che fanno salire ad undici mila le infezioni confermate. Ancora una volta l’epidemia ha mietuto vittime nella provincia di Hubei, da dove è iniziato il contagio, e dove sono morte 42 delle 45 vittime totali delle ultime ventiquattro ore. Per quanto riguarda l’Europa, al momento i casi accertati sono 18, fra cui i due ormai noti in Italia, due turisti cinesi che hanno girovagato per il Belpaese, fino a Roma, dove poi si sono sentiti male. Al momento le loro condizioni sono giudicate stabili e discrete, e non sono assolutamente in pericolo di vita. Rimangono al Pallanzani sotto stretta osservazione, così come la comitiva che viaggiava con loro. Il Governo, nella giornata di ieri, ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi, stanziando 5 milioni di euro da destinare alle misure di prevenzione. Le autorità invocano alla cautela, ripetendo più volte “no allarmismi”, e la situazione al momento sembra essere assolutamente sotto controllo.
CORONAVIRUS: ATTESI IN ITALIA 3300 CONNAZIONALI IN CINA
Nel frattempo si attende il rimpatrio in Italia dei nostri connazionali presenti in Cina, circa 3.300 persone che dovrebbero atterrare sul territorio italiano nella giornata di dopodomani, lunedì 3 febbraio. Una volta rientrato, il gruppo potrebbe finire in una sorta di quarantena preventiva, 14 giorni in isolamento in un’area militare o in istituto sanitario, di modo da scongiurare qualsiasi nuovo caso. La cosa certa è che la Cina ha ammesso di aver sottovalutato la situazione, visto che i primi casi si sarebbero registrati fin dal mese di dicembre: “In questo momento mi sento in colpa, con rimorso”, le parole di Ma Guoqiang, segretario del Partito comunista cinese di Wuhan, massima carica politica locale, “Se fossero state adottate prima le misure di controllo rigorose – ha aggiunto e concluso – il risultato sarebbe stato migliore dell’attuale”. Il virus è stato quindi sottovalutato, e quando è scattata l’emergenza era ormai troppo tardi.