Il Decreto che impone misure restrittive sugli spostamenti in Lombardia e nelle 14 province attigue per combattere il coronavirus potrebbe essere solo il primo di una lunga serie di provvedimenti “shock” per provare a fermare il contagio da Covid-19 qualora crescesse ancora nei numeri i prossimi giorni. È allora che avanzano diverse prospettive tra le quali la “quarantena” di tutta l’Italia, proprio come avvenuto a Wuhan in Cina ormai da 2 mesi a questa parte: «Noi avevamo chiesto di chiudere tutte le attività commerciali tranne alimentari e farmacie. Non ha senso chiudere i centri commerciali solo il fine settimana, andavano chiusi sempre. Il decreto da’ anche messaggi utili ma mancano i divieti e servono misure più rigide», lancia l’allarme dalla Lombardia l’assessore al Welfare della Regione, Giulio Gallera, il giorno dopo il Dpcm del Premier Conte in merito alle misure restrittive anti-Covid.19.



L’ALLARME LANCIATO DALLA LOMBARDIA: ITALIA COME WUHAN?

Lo stesso Gallera ha ricordato dalla sede della Regione Lombardia come provvedimenti in “stile” quarantena di Wuhan potrebbero non essere troppo lontani se davvero l’emergenza non si fermasse nei numeri: «è chiaro che se i cittadini non ci aiutano a ridurre questa curva che cresce in maniera enorme dobbiamo arrivare a misure più dure. Dipende dalla capacità dei singoli e da misure governative più dure. Noi avevamo chiesto di chiudere tutte le attività commerciali tranne alimentari e farmacie. Non ha senso chiudere i centri commerciali solo il fine settimana, andavano chiusi sempre. Il decreto da’ anche messaggi utili ma mancano i divieti e servono misure più rigide»,spiega l’assessore intervistato da Radio Capital questa mattina. Non solo, ragiona ancora Gallera ribadendo la critica al Governo Conte, «Noi avevamo chiesto misure forti e da parte del governo sono arrivate alcune misure e alcuni messaggi forti come quello di rimanere a casa se non per motivi imprescindibili. Faccio un appello anch’io ai cittadini: questa infezione non può essere sconfitta né con un farmaco né con un vaccino. E il sistema sanitario rischia il collasso. Gli unici che possono sconfiggerlo sono i cittadini». Quando parla di “misure più dure”, Gallera – e non è il solo – specifica anche un dettaglio rimasto ambiguo dal Decreto: «avevamo chiesto di bloccare tutte le attività commerciali, non solo i bar dopo le 18. Quelli sono stati chiusi perchè noi abbiamo preteso che ci fosse almeno quello. Se e’ previsto che uno possa andare solo da casa all’ufficio e viceversa che senso ha tenere aperto il negozio che vende le scarpe? Capisco il danno all’economia, ma la logica è che più riusciamo a mettere in campo misure dure per un tempo ristretto meno rischiamo di dover arrivare a uno stillicidio. Se non agiamo ora fra 15 giorni saremmo costretti ad assumere misure ancora più».

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