E se Mattia Maestri non fosse il paziente 1 di coronavirus in Italia? Il giovane di Codogno è il primo caso diagnosticato in Italia, ma l’epidemia potrebbe essere cominciata molto prima in realtà. A lanciare questo sospetto è Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler, intervenuto nella conferenza stampa dell’Istituto superiore di sanità (Iss). «Le date di notifica fanno partire l’epidemia dal 20 febbraio, il giorno che ci siamo accorti del paziente 1, e i tamponi abbiamo cominciati a farli da lì in poi. Ma facendo analisi retrospettive ci siamo accorti che c’erano moltissime persone infette in Lombardia ben prima del 20 febbraio», ha spiegato nel collegamento. Quindi l’epidemia “vera” – spiega Merler – «quella per malattia e insorgenza dei sintomi parte molto prima, di sicuro a gennaio». Periodo tra l’altro in cui sarebbe scattato il piano segreto dell’Italia. E in merito all’ipotesi che sia sorta prima spiega: «Non lo sapremo mai, ma di sicuro è cominciata a gennaio». Ma Merler ha dato anche altre indicazioni importanti sull’epidemia e la sua diffusione dalla Lombardia. Già a fine gennaio c’era qualche cluster di trasmissione in Regione Lombardia.
QUANDO È INIZIATA EPIDEMIA? “ESAMINARE TAC DICEMBRE”
Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler ha ricostruito la curva di Rt. «Il grosso dell’epidemia è cominciata l’11-12 febbraio e ha raggiunto il picco di trasmissione di Rt vicino a 3 verso gli ultimi giorni di febbraio, più o meno in corrispondenza dell’identificazione del paziente 1». Quando è stata istituita la zona rossa c’è stata la discesa: «Abbiamo notato fino al lockdown una decrescita quasi lineare della trasmissibilità». L’epidemia si è poi “comportata” diversamente in questa regione. «La trasmissibilità è calata prima dell’istituzione dell’area rossa, forse perché sapere dell’epidemia aveva fatto già cambiare le abitudini. C’è stato un effetto di riduzione veloce, poi c’è stata l’area rossa, quindi è finita sotto soglia epidemica». Per Merler non si può andare indietro con l’analisi, ma si possono analizzare le Tac di pazienti con polmonite fatte a dicembre-gennaio. «Siamo a conoscenza di centinaia di casi con sintomi prima del 20 febbraio». Non possiamo però sapere se è stata un’importazione singola o multipla, ma Merler ha una sua ipotesi: «Credo ci siano state introduzioni multiple del virus per ritrovarci il 20 febbraio con centinaia di casi».