Ha 96 anni Henry Kissinger eppure ha la visione forse tra le più lucide al mondo su cosa sia veramente in gioco nei prossimi mesi per l’intero mondo davanti alla crisi da coronavirus: il leggendario ex Segretario di Stato e consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti durante le presidenze Nixon e Ford ha pubblicato sul Wall Street Journal un editoriale dall’enorme peso politico e culturale con diverse sfumature sull’emergenza Covid-19 che l’Occidente dovrà valutare al più presto se non vuole rimanere “schiacciato” dagli eventi catastrofici.



«L’atmosfera surreale della pandemia di Covid-19 evoca il periodo in cui mi sentivo da giovane nell’84a divisione di fanteria durante la Battaglia del Bulge. Ora, come alla fine del 1944, c’è un senso di pericolo insipido, rivolto non contro una persona in particolare, ma che colpisce casualmente e in maniera devastante»: tradotto, nulla sarà più come prima dopo la crisi coronavirus e potrebbero volerci intere generazioni per superare gli effetti di questa emergenza. Secondo “il professor Henry”, «Quando la pandemia da Covid 19 sarà finita le istituzioni di molti Paesi verranno percepite come fallite. Se questo giudizio sia obiettivamente equo è irrilevante. La realtà è che il mondo non sarà più lo stesso dopo il coronavirus».



LA “VISIONE” DI HNERY KISSINGER

Dopo aver promosso il lavoro di Donald Trump nell’opera di contrasto e rilancio dopo il coronavirus, Kissinger si concentra nel suo editoriale su quello che in molti troppo incautamente rinominano “piano Marshall del coronavirus”: «affrontare l’emergenza sanitaria, fronteggiare la crisi economica e salvaguardare i principi dell’ordine mondiale liberale». Secondo Henry Kissinger sul Wsj è fondamentale soprattutto questo terzo punto, altrimenti anche l’affrontare i primi due (crisi sanitaria ed economica) potrebbero non bastare per superare la crisi da coronavirus.



«La pandemia ha provocato un anacronismo, una rinascita della città e delle sue mura in un’epoca in cui la prosperità dipende dal commercio globale e dal movimento delle persone. Le democrazie del mondo devono difendere e sostenere i loro valori illuministici»; il passaggio acuto che fa Kissinger è semplice eppure dirimente, se l’Occidente non affronta a pieno questa emergenza allora si causerà un rapido ritiro globale dalla politica dell’equilibrio, il che causerà «la disgregazione del contratto sociale sia a livello nazionale che internazionale. La sfida storica per i leader è gestire la crisi mentre si costruisce il futuro. Il fallimento potrebbe incendiare il mondo».