Una Regione che deve il suo successo alla distanza tra il mare e la montagna. In un’ora si può scegliere di rimanere in spiaggia a prendere il sole e poi fuggire a 2500 m di altezza a respirare l’aria di montagna. Il giorno di Pasquetta è sempre stato quello di festa tra gli amici, a mangiare arrosticini cotti alla brace sui prati del Gran Sasso o della Majella. Una visione dell’Abruzzo che oggi è solo un ricordo. Il silenzio della montagna fa da contraltare allo sciacquio delle onde in riva al mare. Tutto il resto è vuoto e desolazione in attesa di un futuro che ancora non si sa come sarà fatto.



Il 6 aprile, per la prima volta, non c’è stata la tradizionale fiaccolata in ricordo delle vittime del terremoto dell’Aquila. La città è tornata a essere silenziosa, deserta come quando era avvolta da macerie e distruzione. Una situazione già vissuta, anche se adesso è l’opposto del 2009. Allora la gente fuggiva dalle proprie case, la maggior parte distrutte o rese inagibili dalla violenza del sisma, e veniva ospitata nelle tende. Oggi quelle stesse persone non possono uscire e devono rimanere in casa, abitazioni ricostruite con la normativa antisismica. Unico punto che caratterizza ieri come oggi il popolo aquilano è la solidarietà. Nel 2009 da tutta Italia sono venuti per aiutare i terremotati, dar loro una testimonianza di amicizia, offrire un punto da cui ripartire nella propria vita. Oggi l’Aquila ospita malati che vengono da altre Regioni. La fortuna di non avere situazioni drammatiche come nel Nord Italia permette di poter curare gente di fuori.



L’ospedale è proprio quello che era stato costruito nel 2009, il cosiddetto G8, il piccolo ospedale limitrofo al San Salvatore realizzato per l’evento mondiale che si è svolto all’Aquila dopo il sisma: anche grazie a donazioni private. Dismesso per diversi anni, la struttura è stata rimessa in piedi ed è riservata ai malati colpiti da Covid-19. Il covid-hospital può ospitare 30 posti letto, 6 di terapia intensiva e 24 di sub. Nel capoluogo regionale, la rianimazione ha 8 posti, 2 sono nel reparto di malattie infettive che ha 10 posti di degenza, di cui 5 Covid e 5 ordinarie. La capacità di offrire assistenza sanitaria supera quello che al momento è il fabbisogno del territorio. Pazienti sono arrivati da Lodi e dalla provincia di Como.



“Siamo soddisfatti di aver aperto a tempo di record l’ospedale G8 – ha sottolineato il primario del reparto di rianimazione dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, Franco Marinangeli –. Con l’accoglimento del paziente da Como mi viene in mente la scritta, dopo il sisma, di ‘grazie agli alpini di Como’ alla luce della grande solidarietà e sostegno che abbiamo ricevuto per il nostro dramma del 2009. È giusto accogliere pazienti da Regioni in difficoltà proprio nel G8, nostro simbolo. Stiamo facendo l’impossibile anche alla luce della normativa sul raddoppio del 50 per cento dei posti di rianimazione per essere pronti all’eventuale emergenza al fine di assicurare cure nella nostra provincia”.

La solidarietà e l’amicizia si vedono anche in queste piccole cose, che poi tanto piccole non sono. Il ricordo rimane indelebile nel cuore di chi ha ricevuto e la possibilità di poter donare diventa un segno forte di come si può vivere la Pasqua pur dovendo rimanere nelle proprie case.

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