LeBron James è tornato a parlare, dopo un lungo silenzio: anche la NBA si è dovuta fermare di fronte al Coronavirus, appena il primo giocatore della Lega è stato trovato positivo (il centro francese degli Utah Jazz, Rudy Gobert) il Commissioner Adam Silver ha chiuso i battenti. Un peccato per tutti gli appassionati, un problema per quelle squadre che avevano fatto all in su questa stagione, o al massimo sulle prossime due: per esempio i Los Angeles Lakers, primi con distacco nella Western Conference e seri candidati al titolo (intanto hanno già conquistato la qualificazione ai playoff che mancava da 7 anni). Tralasciando gli scenari futuri (Anthony Davis ha dichiarato di non essere sicuro di rifirmare), il popolo gialloviola sa che questa è la stagione giusta per tornare a vincere un titolo NBA (l’ultimo nel 2010) anche perché LeBron è tornato quello dominante delle sue migliori versioni, tanto da essere in corsa per il premio di MVP alla sua diciassettesima stagione nella Lega.



CORONAVIRUS, LE PAROLE DI LEBRON JAMES

In videoconferenza, e parlando a giornalisti selezionati, James ha dato la sua versione dei fatti dicendo di non vedere l’ora di tornare in campo: certo ha premesso che prima dovrà esserci la possibilità di farlo dal punto di vista della sicurezza sanitaria, dunque eventualmente a porte chiuse. Dichiarazioni in contrasto con quanto espresso in precedenza: il numero 23 dei Lakers infatti si era detto contrario alla soluzione delle porte chiuse come al confinamento in un’unica città per disputare tutte le partite. Oggi invece prevale la mancanza del basket e la volontà di portare a compimento questa stagione: “Sono convinto che la Laker Nations ci seguirebbe da casa, davanti alla tv, online, sui loro telefonini e sui loro tablet” ha detto, affermando la certezza nel sentire comunque la vicinanza dei tifosi anche in caso di arene deserte. “Discutiamone assieme e troviamo una soluzione” ha poi aggiunto.



Per LeBron James la pandemia da Coronavirus deve essere un’occasione per testare le capacità mentali e spirituali di ogni singola persona, avendo dato per scontato “il nostro modo di vivere e la nostra quotidianità”; per quanto riguarda i Lakers, nelle parole del loro leader c’è anche tutta l’urgenza di portare a termine in modo vincente una stagione segnata dalla tragica morte di Kobe Bryant, e di chiudere idealmente un cerchio. Della squadra LeBron ha parlato in termini entusiastici, rivelando come nemmeno lui si aspettasse che con un nuovo allenatore, nuovi assistenti e nuovi giocatori le prestazioni in campo sarebbero state subito queste (al momento della pausa il record è 49-14, il secondo migliore in NBA). James è in contatto settimanale con tutti i compagni di squadra, ma quello che sente più regolarmente è Anthony Davis insieme a coach Frank Vogel e il General Manager Rob Pelinka.

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