La Lombardia è indubbiamente la Regione d’Italia che più sta soffrendo dalla pandemia da Coronavirus. Il maggior numero di contagiati si conta proprio qui e stando a quanto evidenziato da Vittorio Demicheli, epidemiologo dell’Ats di Milano e dell’Unità di crisi di Fontana, potrebbero essere anche molti di più. “Nei conti del coronavirus non ci sono più né gli asintomatici, né di fatto chi è a casa con febbre, tosse e raffreddore ma non transita da un ospedale. Vuol dire che i potenziali contagiati potrebbero essere molti di più, anche il doppio rispetto alle statistiche“, ha spiegato in una intervista al Corriere. Ecco perchè si rende necessario mettere in atto una nuova strategia al fine di gestire anche i pazienti a domicilio. In questo momento, il numero di positivi accertati dunque potrebbe non corrispondere più alla realtà e questo perchè con l’aumentare dei contagi, spiega l’esperto, il test del tampone è stato spostato al momento del ricovero. Ciò comporta che non è possibile stabilite quanti pazienti hanno contratto il Covid19 senza manifestare sintomi o magari solo una semplice influenza. C’è la possibilità di eseguire il tampone a tutti? “Con una diffusione così a tappeto dell’epidemia noi al momento non lo consideriamo significativo. Per più d’un motivo”, ha spiegato Demicheli, “Innanzitutto l’esito del test è momentaneo”. Ciò significa che una persona può aver contratto il virus ma risultare ancora negativa. Inoltre, dice, “Chi ha la febbre ed è a casa ormai è molto probabile che abbia il Covid-19. Farlo andare in ospedale sarebbe ingestibile. E un’équipe può svolgere al domicilio non più di 20-25 tamponi al giorno e parliamo di migliaia di casi”.
CORONAVIRUS LOMBARDIA, L’ESPERTO “MEDICO DI FAMIGLIA RESTA IL RIFERIMENTO”
Di fronte a una situazione simile, spiega ancora epidemiologo, c’è solo una soluzione da mettere in pratica, ovvero mettersi in isolamento in casa e proteggere chi vive con lui. “È importante che abbia il medico di famiglia che lo segue”, aggiunge, dal momento che proprio quest’ultimo “resta il punto di riferimento”. In questo momento però la speranza è che possa anche restare in contatto con i pazienti a domicilio in modo sistematico e seguirne il decorso, attivando con le unità speciali di continuità assistenziale che stiamo costituendo una visita al domicilio quando serve”. Nel concreto, l’idea è quella di ridurre l’attività di studio e mantenere un contatto continuo telefonico con i pazienti affetti da Coronavirus e con coloro che segnalano sintomi influenzali e pazienti in generale più fragili. Una vera e propria sorveglianza attiva, dunque. “All’Ats di Milano oggi abbiamo attivato un portale con un elenco di quasi 140 mila nominativi di persone da seguire da vicino. Ciascun medico di famiglia dovrà farsi carico dei propri pazienti. Monitorandoli al telefono giorno per giorno”, spiega. Ma gli asintomatici possono invece muoversi indisturbati? “Non deve essere così ed è il grande equivoco. Tutti dovrebbero restare a casa”, ribadisce il prof Vittorio Demicheli.