I mercati, ovvero quel magma che spesso è influenzato anche da un semplice tweet, bersagliano il nostro Paese. Nel mondo globalizzato (ormai agli sgoccioli) succede anche questo del resto, soprattutto in piena emergenza sanitaria. Ieri la Borsa di Milano ha perso più del 5%, maglia nera in Europa. È andata male anche Wall Street. La Cina è in crisi da inizio febbraio, ma ci mette una pezza lo Stato, proprietario di molte aziende, e che impone alla People’s Bank of China di stampare e immettere denaro di continuo nel sistema. In parole povere: perdono miliardi, stampano miliardi che in pratica si prestano da soli, quindi generano un debito (il famoso debito pubblico), che ha come garante la propria Banca centrale.



Gli Usa hanno fatto lo stesso con la crisi del 2008 (generata come tutte le crisi dal debito privato e non da quello pubblico) e nessuno si è scomposto. Il Giappone ha fatto lo stesso con la crisi del terremoto, idem la Russia nel 2000. Noi non possiamo farlo e dobbiamo puntare sull’affidabilità e la velocità di chiusura dei focolai del coronavirus per tornare a produrre. Con le regole europee non possiamo stampare denaro, ma possiamo chiedere, causa emergenza, più margini nel bilancio pubblico per investire, magari coinvolgendo la Cassa depositi e prestiti. Tutte le altre soluzioni saranno insufficienti in caso di crisi prolungata. Una democrazia sui numeri non bara, c’è trasparenza, in Stati gestiti da regimi non è sempre cosi e infatti molto non torna. Torna a noi del Sussidiario che avevamo teorizzato una simile escalation giusto qualche giorno addietro.



L’economia italiana rischia molto da questa situazione e certamente la narrazione mediatica troppo isterica fa tremare il Pil italiano. Berlino e Parigi sono due partner di Pechino e attualmente sembrano non soffrire la crisi “da contagio” del Bel Paese che si ritrova bloccati propri cittadini in Francia e alle Mauritius. Conte ha lamentato una falla nel sistema di prevenzione. La narrazione è importantissima a livello economico (come ricorda il professor Sapelli) e quindi certe dichiarazioni sarebbe più saggio formularle a mercati chiusi. I nostri media passano da “sanità migliore al mondo” a “terzo mondo” e “Paese colabrodo” quasi all’unisono. Nel mentre Germania e Francia non hanno sospeso i voli per e con la Cina, non hanno sul proprio territorio focolai e soprattutto non dichiarano nulla a mercati aperti, media compresi. Le dichiarazioni francesi sulla chiusura dei confini con l’ Italia, i blocchi notturni austriaci sul Brennero (poi rientrati), la Croazia che evita le gite scolastiche in Italia e Israele che sconsiglia viaggi in Italia hanno fatto il resto.



La Francia e la Germania sono fortunate e più serie? O semplicemente controllano meno? Stesso discorso per la Spagna, la quarta economia europea. Lo scopriremo nei prossimi giorni, anche se in Francia fanno sapere d’aver utilizzato 400 tamponi contro ai 4.000 italiani. Una notizia data però a mercati chiusi, nella giornata di domenica, insieme a indiscrezioni su chiusure ai confini italiani.

Ieri c’è stata una riunione straordinaria della Consob per monitorare l’andamento delle contrattazioni e nel caso disporne la sospensione. Va detto che la Consob non può imporre la chiusura di Piazza Affari, come può invece fare il capo della Protezione Civile, che non ha dato indicazioni in tal senso. Consob seguirà comunque con grande attenzione la situazione, per evitare ogni fenomeno distorsivo e di speculazione, un lavoro certosino che però non basterà se il Governo non tranquillizzerà i mercati tramite grosse iniezioni di liquidità e rapidità nelle procedure d’aiuto al mondo produttivo. Servono miliardi e non milioni, questo deve essere chiaro fin da subito.

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