L’epidemia di coronavirus nel nord Italia e più specificatamente a Milano, ha colpito anche i ristoranti. Come riferisce uno speciale de Il Corriere della Sera, i dati sono allarmanti, visto che vi sono fino ad un massimo di otto prenotazioni su dieci disdette nei vari locali del capoluogo lombardo, quindi fino ad un massimo di 80%. La gente ha paura ad uscire di casa, ma senza alcun motivo reale, e di conseguenza, teme di ritrovarsi in mezzo ad altre persone sconosciute, possibilmente infette. Secondo quanto stimate dalla Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, i danni sarebbero circa due miliardi di euro, con più di 20mila posti di lavoro a rischio. Nonostante il Ministero della Salute abbia chiarito e rassicurato che «non c’è possibilità alcuna di contagio attraverso i cibi anche perché il Coronavirus, sopravvive fuori dall’essere umano per pochi secondi solamente». Proprio per queste ragioni i ristoranti non sono stati raggiunti dalle disposizioni di chiusura temporanea dalle ore 18:00 alle ore 6:00, disposte dalle autorità.



CORONAVIRUS A MILANO, CRISI RISTORANTI: “GRANDE DANNO ECONOMICO”

Alcuni chef hanno deciso di abbassare le serrande, ma altri stanno continuando a tenere aperto nonostante il forte calo. Fra questi i vi è anche lo chef star Carlo Cracco, con il suo ristorante stellato nella Galleria Vittorio Emanuele II, uno dei luoghi di maggiore prestigio di Milano: «Da noi sono stati disdetti sette tavoli per questo week end – le parole dell’ex giudice di Masterchef al Corriere della Sera – e altri annullati nei giorni scorsi. Si tratta perlopiù di clienti provenienti da fuori Milano o stranieri — spiega — ma l’idea di sospendere il servizio (così come quello dei bistrot) non ci sfiora, vogliamo continuare a mandare alla città un segnale di “normalità”». Lo chef Davide Oldani con il suo ristorante di Cornaredo, D’O, ha invece spiegato che vi sono al momento solo cancellazioni aziendali. Infine Alessandro Negrini e Fabio Pisani, chef del ristorante “Il Luogo di Aimo e Nadia”, due stelle Michelin, che hanno aggiunto: «I clienti persi, così come gli eventi annullati, rappresentano per noi un grande danno economico, ma abbiamo deciso di continuare il servizio perché crediamo sia fondamentale mandare un messaggio di normalità in mezzo a tanta psicosi e ribadire che si può uscire e mangiare al ristorante. Certo — conclude —, se il numero di coperti non dovesse tornare a crescere saremo costretti a ragionare su una chiusura parziale».

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