“Situazione in continua evoluzione, ma monitoraggio assoluto da parte delle Regioni e del Governo”. Così ci ha detto in questa intervista Carlo Federico Perno, direttore dell’Analisi chimico-cliniche e microbiologia del Niguarda, del dipartimento di Medicina di Laboratorio e professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica nell’Università degli Studi di Milano. L’esplosione del coronavirus al momento sembra coinvolgere sempre più persone e Regioni, dal Piemonte alla Lombardia e al Veneto. Nonostante questo, ci ha detto Perno, “l’errore più grande sarebbe fermare le attività e la propria vita di tutti i giorni. È necessario però osservare con la massima cautela le indicazioni che arrivano dalle autorità sanitarie e governative. Questo è un virus da cui si può guarire”.



I virologi aspettavano l’arrivo del virus anche in Italia, non lo considerano un fatto straordinario. Anche Conte ha detto che ci eravamo preparati al suo arrivo. Eppure la gente ha paura. Ci può dire come stanno le cose?

Non sono tanti purtroppo i virologi che dicono quello che ha detto lei. Siamo comunque davanti a un virus le cui caratteristiche sono peculiari, tende cioè a cambiare tantissimo. Può ricordare, pur non essendo della stessa famiglia, il virus influenzale, che cambia tutti gli anni anch’esso, al punto che ogni anno dobbiamo vaccinarci. Ricordo infatti che ci vacciniamo di nuovo ogni anno non perché il vaccino è diventato inefficace, ma perché è cambiato il virus.



Questo è un punto importante che non molti sanno.

Il vaccino antinfluenzale funziona sì per tutta la vita, ma non per quel virus che gira in quel particolare anno, bisogna cambiarlo.

E il coronavirus?

Il coronavirus ha dei tratti di cambiamento simili al virus influenzale pur non appartenendo alla stessa famiglia.

Cosa significa?

Epidemie come questa, ne abbiamo viste altre in anni recenti, sono da mettere in conto in senso globale, possono accadere così come possono non accadere. Ma esistono.

Come mai assistiamo a questa esplosione tutta nello stesso momento e soprattutto nella stessa zona?



In realtà non sono tutte nuove infezioni ma diagnosi di infezioni esistenti.

Cioè?

Essendo un virus molto infettante che passa con relativa facilità da una persona all’altra, ad esempio in un bar, dove colpisce tutti quelli che erano lì, come tutti i familiari che sono in una casa, oppure chi fa la doccia nello stesso locale dopo una partita di calcio, si scopre il primo caso e poi tutti gli altri che sono infettati. Ma non sono primi casi, sono stati infettati dal caso zero e piano piano stiamo scoprendo gli altri. Ma se non stiamo attenti domani ci sarà una seconda ondata di infettati, quelli che io non diagnostico oggi possono cioè infettare altre persone. In questo momento siamo al primo ciclo di infezioni.

Si è capito qualcosa di più di questo cosiddetto paziente zero da cui sarebbe cominciato tutto?

Si lavora per ipotesi. Al momento conosciamo le interpretazioni scientifiche possibili. Una persona che passa una serata a cena a contatto stretto con un’altra persona che è venuta dalla Cina e ha una sintomatologia minima, non zero, ma minima, che non gli impedisce di star bene e poi guarisce anche.

Infatti è guarito, si dice poco che la gran parte di chi è colpito dal coronavirus guarisce.

Infatti. Comunque nel caso dei presenti a quella cena uno è guarito e l’altro no. Dal punto di vista clinico una persona con una sintomatologia minima come un po’ di tosse, qualche linea di febbre, il raffreddore ha infettato gli altri.

È vero che è ancora impossibile determinare il periodo di incubazione tra il contagio e i sintomi?

Distinguerei il tempo di incubazione dal tempo di osservazione.

Ci spieghi.

Il tempo di incubazione medio è intorno alla settimana, però ci sono gli estremi: in alcuni casi due giorni, in altri due settimane, nella maggioranza sono entro la settimana, ma ci sono le variabilità. L’osservazione deve essere portata al massimo di quello che sappiamo al momento, cioè due settimane, non ci sono persone che abbiano manifestato la malattia più di due settimane dopo l’incubazione. Però potrebbe essere che poi cambi tutto.

La quarantena invece è confermata di 14 giorni?

Al momento sì; se arriveranno persone con una incubazione di quattro settimane la cambieremo. Ma normalmente tutti i coronavirus hanno una incubazione di due settimane massimo.

Vediamo città colpite, immagini inquietanti. C’è il rischio che la permanenza domiciliare obbligata possa diffondere il virus? Il caso della nave giapponese dove poi in diversi si sono infettati è un esempio, no?

Ci sono due aspetti. Da un lato le misure prese dal ministro della Salute, Speranza, e dal governatore della Lombardia, Fontana, sono giuste perché il virus è altamente infettivo e quindi il rischio è nei luoghi di incontro. È chiaro che se io confino in una casa, faccio un esempio estremo, 15 persone e uno è infettato è un disastro. In medicina si sceglie il male minore. In casa le persone intelligenti dovranno cercare di evitare contatti estremi con chi è stato al bar e loro lo sanno che quella persona ha frequentato il bar. È corretta la misura presa, ovviamente in casa bisogna porre attenzione.

Anche a Milano, distante dal focolaio, si vedono locali deserti, quelli cinesi soprattutto. Com’è la situazione, cosa si può dire alla gente?

Abbiamo scoperto il caso di un medico che propone farmaci a base di integratori per la prevenzione, roba da codice penale. La realtà è che è una situazione in evoluzione, serve grande cautela. Da un lato nessun timore, in Italia siamo 60 milioni, avere 40 persone infettate è inquietante ma ci vuole buon senso, continuare le proprie attività. Siamo sotto monitoraggio strettissimo delle Regioni e del Governo, c’è attenzione massima. L’errore più grande sarebbe di fermare tutto o anche pensare che tutti i cinesi siano infettati.

(Paolo Vites)

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