Il Corriere della Sera riporta una testimonianza toccante circa uno dei tanti, troppi decessi connessi al Coronavirus: è morto il nipote di Johannes Bückler, come annunciato da quest’ultimo su Twitter e nell’articolo pubblicato proprio sul quotidiano nazionale. “Solo per dirvi che mio nipote non ce l’ha fatta. Intubato tre volte in un mese stava respirando autonomamente e per la prima volta senza febbre, quando purtroppo il cuore non ha retto”. Una testimonianza choc, che conferma il dolore lacerante e il senso di impotenza che si avverte in questa lotta non certo combattuta ad armi pari contro un avversario tanto invisibile quanto vigliacco. “Le nostre vite sono legate, non possiamo vivere soli – scrive l’autore sul Corriere -. A maggior ragione non possiamo morire soli. Come il nipote che ho perso da poco, strappato alla vita senza che nessuno di noi potesse essere accanto a lui. E così oggi mi sento solo, per non essergli stato vicino, per aver perso quell’umanità che ci contraddistingue di fronte alla morte e che niente e nessuno ci aveva mai portato via prima d’ora. Il nostro nemico ci ha colto impreparati”.



CORONAVIRUS, MORTO NIPOTE JOHANNES BÜCKLER: “ABBIAMO BISOGNO DI SALUTARE CHI SE NE VA”

Johannes Bückler, nel testo pubblicato su “Il Corriere della Sera”, sottolinea come tutti noi, purtroppo, abbiamo perso qualcuno in questa battaglia, sia esso un parente, un amico o uno sconosciuto, perché “ormai le vittime sono nel cuore di tutti e piangiamo per ognuna di loro, indistintamente”. L’autore ricorda che abbiamo visto portare via i loro corpi, senza sapere dove, né se li avremmo rivisti. Abbiamo dato un ultimo saluto dalla finestra, o accendendo una candela, o nel nostro intimo, abbiamo pregato in silenzio. “Abbiamo provato a reagire – prosegue –. Ad occupare il nostro tempo libero, che non sapevamo più cosa fosse. A cantare sui terrazzi, per rompere il silenzio di un vuoto che non ci appartiene. A colmare le assenze con la nostra solitudine. Ma non è bastato. Perché non eravamo pronti a questo. Noi abbiamo bisogno di immaginare ed elaborare i nostri lutti. Abbiamo bisogno di salutare chi se ne va, di un rituale di addio. Che si abbia fede o no, che la morte ci tocchi da vicino o ci sfiori appena, ognuno di noi ha bisogno di elaborare quel distacco per poter andare avanti”.

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