Le multe connesse alle uscite di casa durante la pandemia di Coronavirus sono da ritenersi illegittime? È questa la tesi dell’avvocato Mauro Sandri, esperto di diritto internazionale, che sulle colonne del quotidiano “Libero” ha annunciato l’avvio di una class action capace di raccogliere 300 sottoscrizioni (e altrettanti mandati) in poche ore. “Il nostro Governo ha attuato misure drastiche di distanziamento e di fermo totale dell’economia al di fuori di una effettiva necessità. Le esperienze di altri Paesi e  i dati concreti statistici che attestano come nei Paesi dove il lockdown non è stato attuato non vi siano stati più morti né più contagiati, costituiscono prove inconfutabili dell’inefficacia delle misure restrittive nazionali”. Il legale ritiene che si debba andare direttamente al portafoglio di chi ha causato il danno ad aziende o lavoratori, chiedendo un concreto risarcimento opportunamente quantificato per ciascuna posizione. Lo stesso dicasi per tutti quei cittadini sanzionati dopo aver riscontrato incongruenze nell’autocertificazione o la futilità delle ragioni alla base del loro temporaneo allontanamento da casa.



CORONAVIRUS, MULTE ILLEGITTIME? RICORSI COLLETTIVI, ECCO COME ADERIRE

I cittadini sanzionati, dicevamo. Secondo quanto spiegato a “Libero” dall’avvocato Sandri, le premesse giuridiche sono simili al punto precedente. “L’articolo 16 della Costituzione prevede che le restrizioni al diritto di circolazione possono essere approvate unicamente per legge e, quindi, non mediante un DPCM, come è ripetutamente avvenuto. Inoltre, tali restrizioni appaiono illegittime rispetto alla normativa costituzionale, vedi gli articoli 2, 3, 4, 13, 16, 17, 19, 32, 33, 34, 35, 41 e 117″. Attualmente si stanno preparando ricorsi collettivi, ai quali chiunque può aderire e di cui si può prendere visione sul sito coronavirusclassaction.blogspot.com, mentre il legale milanese illustra quali saranno le sedi presso le quali saranno presentati: “Per le sanzioni causate dalle uscite non autorizzate, ci si rivolge al Prefetto o al giudice di pace e poi si prosegue con un iter civilistico fino alla Corte europea. Per gli imprenditori si va dinnanzi ai giudici del Tar, poi al Consiglio di Stato e infine alla Corte europea. I tempi stimati? C’è un imbuto di un paio di anni e le spese non sono elevate, perché essendo cause collettive l’importo viene spalmato”.

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