Le restrizioni previste dal decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri in materia di Coronavirus nel nostro Paese non sono state accolte (fortunatamente soltanto in alcuni casi) con la massima serietà da parte della popolazione; una minima parte degli italiani è infatti scettica sulla possibilità di ricevere multe e sanzioni uscendo di casa. Occorre, dunque, fare chiarezza: nessuno potrà essere punito per il semplice fatto di trovarsi al di fuori della propria abitazione, a patto che la sua temporanea uscita sia giustificata e le motivazioni valide sono soltanto tre. Quali? Il lavoro (se si svolge un’attività tra quelle non soggette alle chiusure forzate), la salute (prenotazioni di visite o esami medici) e necessità reali (come l’acquisto di beni alimentari di prima necessità o di farmaci o un anziano da accudire). Il tutto, chiaramente, va inserito nel modulo di autocertificazione, che non è obbligatorio avere con sé già compilato quando si viene fermati, poiché è previsto che vengano forniti al cittadino anche dalle stesse forze dell’ordine durante il controllo. I dati acquisiti saranno ovviamente oggetto di una successiva operazione di verifica a campione.
CORONAVIRUS, MULTE PER CHI ESCE DI CASA SENZA PERMESSO: COSA RISCHIA?
I controlli da parte delle forze dell’ordine possono avvenire non soltanto nei confronti di chi si trova al volante di un veicolo (incluse biciclette e monopattini), ma anche di coloro che passeggiano a piedi. Una casistica che, sino a pochi giorni fa, non rientrava fra i divieti imposti dal governo, ma mercoledì 11 marzo il commissario straordinario dell’emergenza Coronavirus, Angelo Borrelli, ha sottolineato come nessuno sia immune da questi provvedimenti, anche chi sceglie di fare due passi. Occorre, pertanto, prestare estrema attenzione a ciò che si fa, poiché le conseguenze potrebbero essere davvero pesanti per chi sceglie di infrangere le regole. In primis, se le motivazioni addotte al momento del controllo non rientrano nelle casistiche sopra menzionate, il cittadino riceve una denuncia penale per inottemperanza all’ordine di un’autorità (articolo 650 del Codice penale): il rischio è di finire in manette per tre mesi o di essere costretti a pagare un’ammenda pari a 206 euro. Ancor peggio se si dichiara il falso: in quella circostanza, come prevede l’articolo 495, è prevista la reclusione da uno a sei anni. Fondamentale, poi, mantenere un comportamento corretto nell’ambito delle verifiche, per non incappare nel reato di resistenza a pubblico ufficiale.