Coronavirus e presunte responsabilità del Governo cinese: emergono nuove accuse nei confronti delle autorità di Pechino a proposito non solo delle reticente in merito all’origine dell’epidemia che sta mietendo centinaia di vittime nella regione di Wuhan ma anche sulle possibili cause che hanno portato a una sua così rapida diffusione. Dopo i dubbi formulati da alcuni studiosi statunitensi e la misteriosa scomparsa di un ricercatore cinese che aveva puntato il dito contro Xi Jinping accusando apertamente il Governo, adesso è il turno di una emittente sudcoreana che ha ribadito quello che molti pensano ovvero che le autorità cinesi non stanno dicendo tutta la verità. Il canale Arirang infatti ha contestato la versione ufficiale fornita a proposito dell’origine dell’epidemia, dando adito alla tesi di coloro che sostengono come il Coronavirus non sia nato in quel famigerato mercato del pesce di Wuhan ma in un vicino laboratorio in cui si stavano eseguendo degli esperimenti su centinaia di pipistrelli al fine di trovare una cura su determinate malattie.



CORONAVIRUS, TV COREANA ATTACCA LA CINA: “NON HA DETTO LA VERITA'”

L’inchiesta portata avanti dall’emittente televisiva sudcoreana insomma, pur non rilanciando le teorie complottiste di coloro che credono a un’origine pensata a tavolino del Coronavirus per scopi militari (e per creare una potente arma batteriologica), mette in luce alcune incongruenze nelle comunicazioni ufficiali di Pechino. Il presunto laboratorio sorgerebbe infatti nei pressi dell’Union Hospital, la struttura sanitaria in cui il primo gruppo di medici era stato infettato nelle prime fasi dell’epidemia: il suddetto laboratorio pare fosse autorizzato nei suoi esperimenti dalle autorità locali e peraltro questa tesi negli ultimi giorni, anche senza ancora prove certe, è stata avvallata e rilanciata da diverse emittenti internazionali. Intanto pure in Corea del Sud l’incubo legato al Coronavirus si fa più opprimente: infatti secondo i media nazionali ci sarebbero solo nelle ultime ore 15 nuovi casi conclamati di contagio, per un totale di episodi nel Paese asiatico che sale a 46 unità; inoltre di questi 15 casi ben 11 fanno riferimento a persone che provengono dalla città di Daegu e tutte venute a contatto con una donna contagiata di 61 anni.

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