Dopo il tampone anale, quello congiuntivale. Il coronavirus è stato, infatti, identificato anche negli occhi. Da uno studio condotto in Lombardia, la regione più colpita durante la pandemia Covid in Italia, è emerso che un contagiato su due ha tracce di Sars-CoV-2 sulla superficie oculare, per la precisione il 57,1% dei pazienti. Il problema è che è stato individuato anche nei soggetti negativi al tampone molecolare. Gli autori dello studio, che è stato pubblicato sulla rivista scientifica Jama Ophthalmology, hanno eseguito un tampone congiuntivale per capire qual è la presenza qualitativa e quantitativa del coronavirus sulla superficie oculare dei contagiati in terapia intensiva. Quindi, hanno usato il saggio di reazione a catena della polimerasi-trascrizione inversa (Rt-Pcr). Su 91 pazienti presi in esame, ben 52 avevano il coronavirus anche nelle lacrime.
Per gli scienziati e specialisti dell’Asst dei Sette Laghi e dell’università dell’Insubria a Varese, Sars-CoV-2 può essere rilevato anche quando il tampone nasofaringeo dà esito negativo. L’ipotesi è che il virus possa diffondersi dalle superfici oculari all’organismo, quindi il naso e la bocca non sono le sole porte di ingresso.
CORONAVIRUS NEGLI OCCHI: “MASCHERINE NON BASTANO”
La ricerca è stata condotta tra aprile e maggio 2020, quindi durante la prima ondata del Covid. È emersa un‘ampia variabilità della carica virale media da entrambi gli occhi, ma non è stato possibile determinare se le lacrime sono infettive. Di sicuro, il tampone congiuntivale potrebbe essere valutato come esame diagnostico supplementare, visto che molte persone risultano positive senza avere alcun segno della malattia e in alcuni casi anche senza risultare positive al tampone nasofaringeo. Gli autori dello studio non escludono che anche lo smog abbia un ruolo, perché «i particolati atmosferici fungono da trasportatori per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus». Per quanto riguarda invece la contaminazione delle lacrime, il contagio diretto da goccioline trasportate dall’aria resta la teoria più accreditata. Dunque, se il coronavirus può diffondersi nel corpo tramite il dotto nasolacrimale, il contagio può avvenire nonostante l’uso delle mascherine. I ricercatori quindi ritengono che questo studio suggerisca la necessità di usare protezione per gli occhi per evitare l’infezione per via oculare.