Mentre la pandemia da Coronavirus continua a diffondersi, le banche del latte umano in tutto il mondo hanno continuato il latte umano da donare ai neonati più vulnerabili e con difficoltà ad accedere al latte materno. In tale circostanza è fondamentale garantire la massima sicurezza dal momento che il rischio di trasmissione verticale della Sars-CoV-2 non è ancora ben compreso. Una nuova ricerca in fase di valutazione e contenuta in MedRxiv ha tentato di fare luce proprio su questo aspetto. Sebbene diversi studi abbiano sottolineato che la Sars-CoV-2 non sia stata rintracciata nel latte materno, ci sono stati alcuni casi rilevati in donne con infezione sintomatica da Covid-19. In teoria il latte può essere contaminato dalle secrezioni respiratorie materne o dalla palle sebbene non vi siano prove che questo possa rappresentare un mezzo di trasmissione del Coronavirus ai neonati. Alla luce dei dati disponibili, le linee guida internazionali raccomandano alle madri con Covid di continuare a fornire latte materno ai loro bambini in quanto i benefici superano i rischi di trasmissione del virus. Anche se basso, il rischio di trasmissione del Coronavirus attraverso il latte riguarda le banche del latte a livello mondiale. Il nuovo studio che arriva dall’Australia, si pone come obiettivo quello di esaminare l’inattivazione della Sars-CoV-2 nel latte umano tramite pastorizzazione e la stabilità della Sars-CoV-2 nel latte umano conservato a freddo (attraverso congelamento o refrigerazione).



CORONAVIRUS NEL LATTE MATERNO? LO STUDIO

Nel corso delle ricerche sul legame tra l’infezione da Coronavirus e il latte umano, gli scienziati hanno riscaldato i campioni a 63 e 56 gradi per 30 minuti: il virus non è stato osservato nel latte umano nè in quello con mezzo di controllo. Nei campioni di latte tenuti a freddo (a 4°C e a -30°C) nell’arco di 48 ore non è stato osservato un impatto significativo sul carico virale infettivo. Lo studio ha dimostrato ancora una volta che la Sars-CoV-2 è inattiva tramite la pastorizzazione confermando così come i processi adottati dalle banche del latte esistenti attenuano il rischio di trasmissione del Coronavirus ai neonati più vulnerabili proprio attraverso il latte umano pastorizzato. Questo è stato il primo studio basato sulla valutazione della stabilità della Sars-CoV-2 nel latte umano in grado di dimostrare come la conservazione a freddo non abbia un impatto significativo sulla carica virale infettiva per un periodo di 48 ore.

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