La saliva di un uomo di 50 anni, in salute, è risultata positiva al coronavirus per nove mesi. Il caso particolare è stato esaminato in uno studio olandese che in questi giorni è stato pubblicato su medRxiv. Quando a dicembre uno dei suoi colleghi è risultato positivo al Covid, è stato sottoposto ad un tampone che ha dato nel suo caso esito negativo. A gennaio però ha notato di non riconoscere né odori né sapori, quindi si è rivolto nuovamente al laboratorio, ma anche in questo caso il test ha dato esito negativo. Si è deciso allora di esaminare la sua saliva, che ha evidenziato una forte presenza di Sars-CoV-2. A questo particolare singolare si aggiunge il fatto che la sua saliva è risultata positiva al coronavirus fino allo scorso settembre, mentre i tamponi “tradizionali” davano sempre esito negativo.
Fino a luglio non ha avvertito alti sintomi rispetto alla perdita di olfatto e gusto, poi per sono emersi febbre, mal di testa, dolori muscolari e stanchezza. Il laboratorio ha così scoperto che il 50enne si era co-infettato: era stato cioè contagiato anche dalla variante Delta, già prevalente in Olanda in estate. Ma un tutto questo periodo è stato anche sottoposto a test sierologici per individuare l’eventuale presenza di anticorpi.
CORONAVIRUS NELLA SALIVA E CO-INFEZIONE: IL CASO OLANDESE
Fino a maggio nessun anticorpo è stato individuato, a giugno sì, ma il livello era bassissimo, al di sotto della soglia limite. Di quei pochi anticorpi non è stata poi trovata traccia a luglio, quando sono sorti i sintomi tipici del Covid. Da agosto, invece, il livello anticorpale è schizzato ben al di sopra della soglia minima. Il caso descritto in Olanda è, dunque, interessante per diversi motivi. In primis, dimostra che le particelle del coronavirus possono essere presenti nella fase iniziale dell’infezione solo nella saliva. Questo spiega il motivo per il quale non sono state trovate tracce né nella gola né nel sangue. Inoltre, il fatto che gli anticorpi siano comparsi dopo i sintomi, conferma che quando l’infezione è asintomatica, i livelli anticorpali possono essere bassi o addirittura non portare ad alcuna immunità.
Infatti, il 50enne – che non si era sottoposto alla vaccinazione anti Covid in tutto quel periodo – si è poi infettato nuovamente e contemporaneamente, a conferma che è possibile una co-infezione, cioè un contagio con due varianti diverse. Con la variante Delta però sono comparsi i sintomi e quindi si è sviluppata l’infezione che ha poi portato allo sviluppo degli anticorpi.