E’ destinata a far discutere un’intervista rilasciata dal sociologo Giuseppe De Vita, che tornando a parlare al Corriere della Sera dopo un lungo periodo di silenzio ha spiegato di non essere d’accordo con molti aspetti e valutazioni dell’emergenza coronavirus. “Non mi piace nulla di quello che sta succedendo. Non mi va di polemizzare con mezzo mondo,” ha esordito subito De Vita, iniziando a parlare di come il resto del mondo sta gestendo l’epidemia di covid-19, soprattutto in relazione alle pesanti conseguenze che gli anziani stanno patendo, soprattutto in termini di decessi: “Sa cosa accade in Olanda? Me lo ha raccontato mio figlio che vive lì. Gli over 70 hanno ricevuto un bel modulo in cui si impegnano, in caso di coronavirus, a non ricoverarsi in ospedale per non sottrarre posti a chi ha più possibilità di guarire. Il bello è che lo hanno firmato tutti.” Secondo De Vita c’è un altro spirito comunitario che anima l’Olanda: ci si rende indipendenti dagli anziani appena passati i 18 anni e la mentalità per gli over 70 è quella di risolvere i problemi da soli, al massimo della determinazione, ma senza rubare spazi alle generazioni più giovani, anche se questo equivale a rinunciare a posti in ospedale.
“ANZIANI HANNO UN RUOLO ECONOMICO OLTRE CHE AFFETTIVO”
De Vita riserva però un pizzico di ulteriore cinismo alla valutazione successiva, che riguarda il ruolo degli anziani nella società italiana: alla domanda se rischino una fase di isolamento a causa della paura di recidive del virus, il sociologo ha le idee abbastanza chiare: “Moltissimi anziani hanno una pensione decente, aiutano figli e nipoti, hanno case acquistate in una irripetibile stagione della nostra storia. Il livello di patrimonializzazione immobiliare altissimo, che caratterizza il nostro Paese, è di fatto in gran parte nelle mani di quella generazione. Gli anziani in Italia manterranno un ruolo affettivo perché è anche economico.” Insomma, anziani “preziosi” non tanto perché memoria collettiva del Paese, bensì per il loro ruolo economico. Ma secondo De Vita la forza degli italiani, compresi quelli entrati nella terza età, è la capacità di adattamento che sanno opporre alle avversità: una forza che dovranno avere anche coloro che hanno visto venire a mancare anziani nella propria famiglia, che erano importanti non solo dal punto di vista affettivo, ma anche da quello del sostentamento economico.