Il Coronavirus ha fermato tutto: Serie A, Serie B, il calcio in Italia, qualunque altro sport nel nostro Paese ma non solo. Paolo Rossi, in una intervista concessa al Corriere di Bologna, ha espresso il suo pensiero circa la grande emergenza di queste settimane: “Il calcio è uno spettacolo, senza pubblico è molto triste” e ha anche detto che una simile situazione a lungo termine sarebbe “impensabile”. L’ex attaccante, eroe del Mondiale 1982 quando fu capocannoniere spingendoci al titolo, afferma un concetto che è di tanti: è davvero complicato andare avanti senza sport, ma c’è anche un messaggio positivo. Intanto, è evidente come in questo momento il calcio non abbia la priorità riguardo l’emergenza della lotta al Covid-19; inoltre, e questo è l’auspicio di Pablito, “insieme ne usciremo e chissà che non si riesca a recuperare un modo di vivere meno frenetico e convulso”. Già, e questo apre ad una riflessione più profonda che riguarda tutti gli ambiti e una situazione che ha obbligato le persone, in Italia ma a questo punto non solo, a rimanere in casa e uscire soltanto per comprovate necessità.
CORONAVIRUS, PAOLO ROSSI: IMPENSABILE SENZA CALCIO
Nella sua intervista sull’emergenza Coronavirus, Paolo Rossi ha parlato anche di Sinisa Mihajlovic: l’allenatore serbo del Bologna sta vivendo un momento ancora più delicato, perché la sua leucemia – che sta combattendo, pare con esiti positivi – lo porta ad essere uno dei soggetti maggiormente a rischio qualora dovesse essere contagiato dal Covid-19. “E’ un esempio in campo e fuori, in grado di trasmettere alla squadra la sua voglia di vincere”. Rossi ha anche affrontato l’argomento del “suo” Vicenza, ma è chiaro che in questo momento tutti i discorsi relativi al calcio giocato possano apparire quasi “obsoleti” o comunque non attuali, visto che è tutto fermo ormai da una settimana e soprattutto ci sono tanti dubbi su quando si potrà riprendere a giocare. Dipenderà dall’evoluzione che il Coronavirus avrà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, dipenderà dal modo in cui la gente risponderà ad appelli e ordinanze che invitano a rimanere in casa per limitare al minimo i rischi di contagio. In questo momento lo sport avrebbe magari aiutato a distrarsi – per quanto possibile e “giusto” – ma è scontato e doveroso che anche questo si sia fermato, per dare l’esempio e una grossa mano.