Cosa è successo a Parma tra marzo e maggio? La domanda sorge in maniera spontanea dopo aver letto il nuovo bollettino del Ministero della Salute sull’emergenza coronavirus in Italia. Non è passata inosservata la nota relativa alla Regione Emilia Romagna, in cui si spiega che “a seguito di una verifica interna dei dati sui decessi”, sono emersi altri morti. “La Ausl di Parma ha comunicato 154 decessi avvenuti in marzo, aprile e maggio e finora non conteggiati”. Di conseguenza, a Parma e provincia sono 920 i morti accertati per Covid-19. Un consolidamento dei dati che conferma la zona tra le più colpite a marzo e aprile, insieme a Piacenza. Il numero dei decessi era fermo a 764, ma è stato aggiornato dopo un’analisi incrociata di verifica dei valori finali consolidati al 30 maggio dei flussi informativi che integrano i dati delle cartelle cliniche dei decessi, delle schede di morte Istat, del “registro di mortalità” regionale e del Sistema regionale di sorveglianza delle malattie infettive (Smi). Quindi, dal confronto con il consolidamento di fine luglio è emersa la differenza di 154 decessi.



COVID PARMA, 154 NUOVI MORTI: PERCHÉ ERANO “SFUGGITI”

Ma perché 154 decessi sono “sfuggiti” inizialmente? Lo spiega ParmaToday, che parla di varie ragioni, tra cui i tempi per le conferme definitive delle cause di morte per Covid-19 di molte persone morte decedute con diagnosi sospetta, soprattutto nella fase più acuta dell’epidemia. Inoltre, in molti casi i tempi di registrazione e trasmissione dei certificati di morte tra i vari enti si sono dilatati a causa della pandemia. E tra i motivi segnalati c’è pure il fatto che prima del consolidamento finale di fine luglio “il flusso dei dati ha risentito di modalità non codificate né integrate tra tutte le strutture o luoghi extra-ospedalieri coinvolti”, come Rsa, centri privati accreditati o abitazioni per le persone morte a casa. Anna Maria Petrini, commissario straordinario dell’Azienda Usl di Parma, e Massimo Fabi, direttore dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, assicurano che queste cause sono state rimosse. «Abbiamo provveduto all’integrazione dei sistemi informativi tra le strutture e il Dipartimento di sanità pubblica, fornendo precise indicazioni ai centri privati accreditati e ai centri residenziali anziani di segnalazione immediata dei decessi e disponendo un’attività di vigilanza specifica».

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