L’emergenza coronavirus continua a moltiplicare le domande anche tra gli esperti. Tra gli aspetti sui quali ancora non ci sono certezze va segnalata la scarsa incidenza nel contagio per i bambini, che sono comunque soggetti all’infezione da covid-19, ma che solo in rarissimi casi vanno incontro a gravi conseguenze, al contrario delle fasce di età più avanzata che devono fare i conti con un alto tasso di letalità per il coronavirus. Questa particolarità è emersa già durante l’epidemia cinese, uno studio pubblicato a febbraio sul Journal of American Medical Association attestava infatti come in Cina, su un campione considerato di 72.314 casi positivi al coronavirus, i bambini sotto i 10 anni rappresentavano una percentuale inferiore all’1%, e in questa percentuale non si era fatto registrare alcun decesso. Le ipotesi si moltiplicano, anche se gli scienziati tendono a ritenere il sistema immunitario dei bambini decisivo per l’adattamento all’ambiente circostante e dunque più pronto ad affrontare virus e batteri sconosciuti, opponendo appunto una risposta immunitaria più pronta rispetto a quella di adulti ed anziani.
“NON ABBASSARE LA GUARDIA CON I PIU’ PICCOLI”
Nonostante questo la comunità scientifica è comunque concorde nel continuare a considerare i più piccoli soggetti da tenere sotto la massima protezione durante l’epidemia, anche considerando il loro potenziale contagioso: “Sappiamo che i bambini tendono ad avere un’infezione più leggera”, ha dichiarato il 16 marzo 2020 in una conferenza stampa Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico di Covid-19 presso l’Organizzazione mondiale della sanità. “Non possiamo dire che è universalmente lieve nei bambini, quindi è importante proteggerli come popolazione vulnerabile, considerando anche il potenziale di contagio che possono portare assieme a loro.” Le testimonianze dei medici cinesi concordano comunque sul fatto che un infezione da covid-19 nei bambini sia destinata a non portare, nella stragrande maggioranza dei casi, gravi conseguenze. “Contrariamente agli adulti, la maggior parte dei bambini infetti sembra avere un decorso clinico più lieve”, pur ricordando il potenziale di pericolo che anche i bambini asintomatici non contagiosi possono rappresentare.