Dopo due mesi di emergenza Coronavirus nel mondo e dopo l’esplosione del contagio record in Italia (al terzo posto dopo Cina e Corea del Sud per numero di infetti e vittime) ancora non è dato sapere come sia il tasso di diffusione, la letalità nel contagio i tempi di incubazione. Ma soprattutto provare a capire perché l’Italia e non altri Paesi europei ha avuto un’impennata così improvvisa e così diffusa nelle Regioni del Nord dove in pochi giorni si è giunti ormai a 7 morti e 270 contagiati al SarsCov2. La malattia Covid-19 è studiata in maniera approfondita da ogni parte del mondo nelle ultime settimane ed iniziano a giungere le prime “risposte” in merito ad alcuni quesiti testé posti: come scriviamo oggi negli approfondimenti con l’interessante intervista a Silvia Angeletti, medico e docente di patologia clinica nell’Università Campus Biomedico di Roma, il primato italiano in Europa sul Coronavirus è avvenuto perché «Abbiamo messo in atto un sistema di sorveglianza capillare che cercando i casi di coronavirus li ha trovati. Tenendo conto che i sintomi, essendo di tipo respiratorio, potrebbero essere stati scambiati per influenza o altre infezioni respiratorie se non avessimo fatto test mirati sul coronavirus». Non è chiaramente l’unico motivo ma inizia a far capire perché altri Stati come Spagna, Francia o Germania – che hanno avuto visite e tantissime presenze di cinesi nei primi mesi del 2020 – non hanno rilevato i numeri visti ora in Italia.



CORONAVIRUS, RECORD CONTAGIO: I MOTIVI

Secondo Repubblica, dopo un “giro di esperti” fatti negli ultimi giorni, vi sono diverse altre motivazioni che aiutano a far capire il perché di un “record” del genere nel nostro Paese: «test è un business e la possibilità di speculare è una di quelle preoccupazioni sugli eccessi di atti medici che creano caos a carico del Sistema sanitario nazionale. Un business gestito dalle Regioni difficile da controllare in maniera coordinata a livello nazionale». Secondo Walter Ricciardi (ex Istituto Superiore di Sanità, oggi membro Oms e consigliere per l’emergenza Coronavirus presso le Regioni di Lombardia e Veneto) un’altra concausa è stata «la misura adottata dal governo di bloccare da un giorno all’altro i voli dalla Cina senza impedire però che i passeggeri facessero scalo in altri aeroporti per aggirare la misura». Secondo il professore, se si fosse seguito subito il consiglio dell’Oms – di non bloccare i voli ma di tracciare chi rientrava dal Paese d’origine – forse non si avrebbe avuto un contagio “record” di Coronavirus. Da ultimo, segnala TgCom 24, una delle evidenze del contagio è che la maggior parte degli infetti è stata rilevata negli ospedali dove purtroppo la trasmissione è assai più rapida: «sarebbe stato necessario adottare misure di prevenzione e controllo per tutte le persone con sintomi influenzali, come quelle intraprese solo ora, sin da quando è scoppiato l’allarme coronavirus in Cina». Secondo Matteo Bassetti, ordinario di Malattie infettive all’Università di Genova e direttore della clinica San Martino, intervistato dal Sussidiario afferma «Il problema non è cosa può essere sfuggito, il problema è come il coronavirus è stato controllato. E noi purtroppo abbiamo deciso di stoppare i voli da e per la Cina, ma non abbiamo messo in atto la misura più efficace e utile per il contenimento: la quarantena».

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