Caro direttore, in tempo di emergenza (lascerei da parte il termine assai cruento e forse ingiustificato di “guerra”) le polemiche, a ben ragione, devono essere riposte nel cassetto. Ma ciò non deve essere una scusa per remare contro il buon senso e l’utilità del Paese.

Mi riferisco al nuovo salva Italia (che non ha salvato un bel nulla) stavolta definito “cura Italia” che, alla stregua del passato, rischia di non curare affatto la situazione economica del Bel Paese già cronicamente precaria e, se possibile, aggravata dall’emergenza sanitaria.



Niente da dire sulle risorse stanziate per fronteggiare l’epidemia e dare ristoro a chi è, da settimane, in prima linea come “gli angeli della sanità”, le forze dell’ordine, la Protezione Civile  e le Amministrazioni locali. Tutti settori falcidiati da tagli lineari di poco lontana memoria.

Niente da eccepire sulle misure di prima emergenza sociale (scuola, cassa integrazione ecc.) e le misure per il settore turistico.



Ma per il resto? Meglio stendere un velo pietoso, se ciò non pesasse per decine di miliardi di euro sul nostro debito pubblico, ovvero sulle spalle dei nostri figli e nipoti.

L’opportunità più unica che rara concessa lassamente dall’Europa di sforare il patto di stabilità, di accedere a risorse tanto ingenti e di ottenere una flessibilità mai tanto generosa, doveva suggerire interventi importanti, eccezionali come la riforma fiscale (se non proprio la flax tax qualcosa di potente) che potesse non rimandare ma tagliare definitivamente le tasse e permettere una ripartenza vera della “macchina Italia”.



Pensare di spendere soldi a debito per rinviare le rate di tasse che comunque dovranno essere onorate appare, anche nell’emergenza, diabolico!

Come disperanti appaiono i 100 euro (lordi) devoluti a chi è costretto a lavorare nell’emergenza, i 600 euro alle partite Iva su cui continua a gravare oltre il 60% di tasse, i congedi parentali al 50% di retribuzione, i 600 euro per le babysitter, tutto, per pochi giorni di assenza dal lavoro. E poi i 600 milioni di euro per Alitalia. L’occasione era unica, ma come al solito è andata sprecata!

25-50 miliardi (la Germania ne ha messi in campo 500): un ben di Dio che poteva veramente riaccendere la fiducia socio-ecomonica del Belpaese e farlo divenire il perno di attrazione per le risorse finanziarie estere. Una possibilità che avrebbe cambiato il segno della nostra vita e avrebbe non reso vane le molte morti lasciate sul campo da una infezione micidiale.

Insomma il Coranavirus da emergenza poteva divenire per l’Italia una – sana – rivoluzione.

Resta una sola speranza: il Parlamento… sempre che trovi il modo di riunirsi, discutere e recuperare quella intelligenza e lungimiranza politica che molti, nonostante gli slogan e le promesse elettorali, sembrano aver smarrito, tanto a sinistra quanto a destra.

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